A rischio anche le future pensioni per i dipendenti pubblici
Come per tutti i lavoratori, anche le pensioni dei dipendenti pubblici sono a rischio.
Stando alle ultime novità, tutti andranno in pensione sempre più tardi e con sempre meno soldi.
Vediamo subito quali sono i requisiti per accedere alla pensione pubblica, non solo per i lavoratori della pubblica amministrazione.
Dipendenti pubblici e privati: requisiti per andare in pensione
Per i dipendenti pubblici e privati:
- la pensione di anzianità prevede 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi (sia per gli uomini che per le donne);
- la pensione anticipata, invece, richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
La legge di bilancio 2022 ha prorogato sia l’Ape Sociale che l’Opzione Donna.
L’Ape sociale è destinata a disoccupati, invalidi civili almeno per il 74%, caregivers, addetti ad attività gravose.
Per questi (dipendenti pubblici o privati) c’è la possibilità di andare in pensione all’età di 63 anni e con 30 o 36 anni di contributi.
L’Opzione Donna è riservata alle seguenti lavoratrici:
- 58 anni (o 59 per le autonome) di età e
- 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2021
Tutte le lavoratrici (del pubblico impiego o non) in possesso di questi requisiti possono decidere di uscire dal mondo del lavoro.
In questo caso il calcolo della pensione avviene con il metodo contributivo.
Questo, unito al minor numero di anni di contribuzione, comporta una significativa riduzione dell’assegno pensionistico.
Fin qui abbiamo visto alcune delle ultime novità sulle pensioni della pubblica amministrazione e del settore privato.
Ora faremo il punto sulle ultime novità relative alle pensioni dei dipendenti pubblici.
I requisiti per andare in pensione per i dipendenti della Pubblica Amministrazione
I dipendenti pubblici hanno forti limitazioni per proseguire a lavorare una volta maturati i requisiti per andare in pensione.
Ad esempio:
- ai dipendenti del pubblico impiego non è consentito restare per un ulteriore biennio;
- facoltà di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro per i dipendenti pubblici che hanno raggiunto la massima anzianità contributiva;
- permanenza in servizio oltre i 65 anni solo nel caso in cui serva al dipendente pubblico per perfezionare il diritto alla pensione.
Dalle ultime novità, i dipendenti della Pubblica Amministrazione che hanno raggiunto i 65 anni vanno in pensione d’ufficio se hanno il diritto alla pensione.
In caso contrario possono proseguire fino a 66 anni e 7 mesi.
Viene permesso il proseguimento fino a 70 anni se ciò consente al dipendente pubblico di raggiungere il requisito contributivo (20 anni) per la pensione di vecchiaia.
Per quanto riguarda particolari categorie di dipendenti pubblici:
- magistrati,
- avvocati e
- procuratori dello Stato
il limite di permanenza è 70 anni, permettendo così un calcolo della pensione più favorevole.
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I lavoratori del pubblico impiego e non, si preoccupano della “pensione integrativa”?
Purtroppo sia i dipendenti pubblici che quelli privati in Italia non si interessano molto alla pensione integrativa, complementare a quella pubblica.
A fine 2021, il totale dei lavoratori (pubblico impiego e non) iscritti ad una forma pensionistica complementare era di circa 8,8 milioni.
Se li rapportiamo ai 23 milioni di lavoratori totali, solo 1/3 dei lavoratori ha pensato ad una “pensione di scorta”:
il 52% ha tra i 35 ed i 54 anni
il 29% ha più di 55 anni
mentre solo il 19% ha meno di 35 anni
Insomma, l’80% ha un’età superiore ai 35 anni.
Nuove generazioni e pensione?
Per le generazioni future, dipendenti della pubblica amministrazione o no, la pensione pubblica sarà un bel problema.
I giovani entrano nel mondo del lavoro intorno ai 25-30 anni.
Nei primi 5-10 anni di lavoro i dipendenti, pubblici o privati che siano, non pensano alla pensione perché:
- spesso i contratti sono precari e non riescono a garantire una sicurezza economica;
- hanno l’esempio dei loro genitori/nonni che non si sono dovuti preoccupare di crearsi una pensione integrativa;
- vedono la pensione come qualcosa di molto lontano;
- il costo della vita e la poca abitudine al risparmio impediscono di pianificare l’obiettivo pensione
Questo vuol dire che le pensioni dei dipendenti pubblici non basteranno a mantenere il tenore di vita in pensione.
Come incentivare la pensione integrativa nel pubblico impiego e non?
Possibili incentivi che possano accrescere la sensibilità al problema della pensione in tutti i settori, compreso quello della Pubblica Amministrazione, potrebbero essere ad esempio:
- contributi statali per i giovani lavoratori (dipendenti del pubblico impiego e non) che decidono di aderire alla previdenza complementare;
- aumento del contributo del datore di lavoro per dipendenti pubblici o privati che aderiscono ad un fondo pensione negoziale;
- programmi d’informazione e sensibilizzazione mirati.
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