BCE e tassi di interesse: di quanto aumenteranno?
Ti svegli, accendi la TV e le prime notizie che senti sono su inflazione, BCE e tassi di interesse.
Ormai da più di un anno a questa parte, questi sono i temi principali che alimentano giornali e tv.
Ogni mattina ti domandi “Cosa faccio?” “Come modifico il mio portafoglio?” “Che impatti hanno queste manovre sulla mia liquidità?”
Molteplici sono i dubbi che si insinuano nella testa di tutti gli investitori che, non sapendo come orientarsi di fronte a tali notizie, vanno nel panico.
In questo articolo andrò a spiegare come funzionano i tassi di interesse e che relazione esiste fra questi, prezzo delle obbligazioni, delle azioni, costo del debito pubblico e costo delle rate dei mutui.
Aumento tassi di interesse: quali sono le conseguenze?
L’aumento dei tassi di interesse ha un effetto diretto sul costo del denaro, sui prestiti e sui mutui. Andiamo ad analizzarli rapidamente:
- prestiti e i mutui diventano più cari dato che l’aumento dei tassi della Banca Centrale influenza il livello generale dei tassi d’interesse e il livello generale del costo del denaro.
Se le banche dell’Eurozona pagano un costo maggiore per prendere in prestito denaro dalla BCE, come conseguenza anche i prestiti e i finanziamenti a tasso variabile ad imprese e cittadini diventano più costosi. Il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile è l’Euribor che, come gli altri tassi di interesse interbancari, è molto sensibile alla variazione del tasso Bce.
- Un altro effetto dell’aumento dei tassi da parte della Bce è il maggior costo del debito pubblico.
Se i tassi salgono, gli Stati che emettono titoli di debito (i.e. titoli di stato) per finanziarsi dovranno offrire tassi di interessi più alti. Questo potrebbe comportare un aggravio della situazione per quei Paesi già molto indebitati, come l’Italia, che dovranno pagare interessi più elevati sul debito emesso.
Che succede al prezzo delle obbligazioni se aumentano i tassi di interesse?
Se i tassi di interesse aumentano lungo tutte le scadenze, ad esempio 10 o 30 anni, il valore delle obbligazioni a tasso fisso diminuisce.
La relazione inversa tra tasso di interesse e prezzo delle obbligazioni a tasso fisso è meccanica.
Te lo spiego con un semplice esempio.
Pensiamo ad un BTP con scadenza 15 anni il cui rendimento (o tasso o anche la famosa cedola) è del 3%.
Se il tasso di mercato a 15 anni ad un certo punto aumenta al 4%, il rendimento di quel BTP non sarà più attraente.
Nessuno sarà disposto a comprarlo per ottenere un rendimento del 3% quando può investire i propri risparmi con lo stesso rischio al 4%!
Di conseguenza, affinché il rendimento del vecchio BTP si allinei a quello di mercato, il suo prezzo deve diminuire.
Se sei interessato ad approfondire l’argomento ed a capire nel dettaglio il funzionamento dei tassi di interesse ti consiglio di leggere il seguente articolo.
Altrimenti se cerchi una consulenza per capire se in questo scenario di mercato il tuo portafoglio obbligazionario sia corretto o meno, non esitare a contattarmi e richiedi una consulenza finanziaria online.
Inflazione e tassi di interesse: che relazione esiste?
Solitamente la Bce alza i tassi di interesse ed adotta una politica monetaria restrittiva nei momenti di crescita economica, per frenare una crescita smodata degli utili delle imprese.
Durante i periodi di crescita economica le imprese generano più utili.
Società con maggiori utili tendono ad aumentare i salari dei dipendenti, ad aumentare le assunzioni e questo genera nel sistema finanziario nuova ricchezza.
Nuove persone assunte e con maggiori stipendi potranno, infatti, permettersi di spendere di più e di acquistare maggiori beni e servizi rispetto a prima.
Per tali motivi, durante i periodi di crescita economica si assiste ad una crescita anche dell’inflazione ovverosia all’aumento dei prezzi al consumo. Per la Bce la priorità è mantenere l’inflazione ad un tasso annuo del 2% ed evitare che si assesti su livelli alti.
Ecco perché per tenere a freno l’inflazione, la Bce alza i tassi di interesse durante le fasi di espansione del ciclo economico.
Che succede al prezzo delle azioni se i tassi di interesse aumentano?
La relazione tra tassi di interesse e prezzo delle azioni è più complessa e meno meccanica rispetto al caso delle obbligazioni.
Come già detto sopra, nei momenti di crescita economica la Bce tende ad alzare i tassi di interesse per evitare che l’inflazione raggiunga livelli troppo elevati.
Con tassi di interesse più elevati le imprese hanno più difficoltà ad accedere al credito e devono pagare interessi più elevati sul debito già emesso. Questo porta le imprese a vedere una contrazione dei loro utili per due motivi:
- i maggiori costi del debito impattano negativamente sul bilancio finale e sugli utili;
- si riduce il fatturato per una riduzione delle vendite di beni e servizi.
L’aumento dei tassi si traduce in maggiori rate da pagare per le famiglie sui finanziamenti e sui mutui.
Ogni mese, dunque, le famiglie avranno meno soldi a disposizione per poter acquistare beni e servizi discrezionali che non siano assolutamente necessari.
Chi perde col rialzo dei tassi di interesse?
Durante le fasi di rialzo dei tassi di interesse, perciò, le società maggiormente impattate negativamente, che vedranno ridurre il loro prezzo in Borsa saranno:
- le società con un alto livello di debito;
- le società che vendono beni e servizi discrezionali.
Un classico esempio di tali società sono le società tecnologiche, che ricorrono ad un alto livello di indebitamento per finanziarsi durante la fase di start-up e che vendono servizi o prodotti di cui spesso possiamo fare a meno durante momenti di mercato in decrescita. Saranno meno colpite, invece, dal rialzo dei tassi di interesse le società che:
- non ricorrono al debito per finanziare le proprie attività;
- vendono prodotti o servizi che le persone acquistano in ogni fase di mercato (come prodotti farmaceutici, prodotti per la casa e per l’igiene personale).
Se vuoi scoprire se il tuo portafoglio di investimento è adatto ad uno scenario di mercato di rialzo dei tassi di interesse richiedi una consulenza finanziaria online.
Proiezione tassi di interesse: la Bce alzerà ancora i tassi?
Come già scritto, la Bce adotta una politica monetaria restrittiva ed alza i tassi di interesse quando vuole ridurre l’inflazione.
Nei prossimi mesi le date in cui la Bce si riunirà per scegliere sui tassi di interesse saranno le seguenti:
- 15/06/2023
- 27/07/2023
- 14/09/2023
- 26/10/2023
- 14/12/2023
Dal luglio 2022 la Bce ha alzato i tassi per 6 volte consecutive: 2 rialzi da 75pb, 3 rialzi da 50pb e infine a maggio un rialzo da 25pb.
La politica monetaria della Bce si è attenuata nel corso dei mesi riducendo la portata dei rialzi dei tassi. Nella riunione di maggio Christine Lagarde, presidente della Bce, ha fatto notare come il rialzo dei tassi stia funzionando nella lotta all’inflazione, ma allo stesso tempo ha avvertito che l’inflazione rimarrà alta sopra la soglia del 2% per un tempo più lungo del previsto.
Le stime degli analisti della Bce prevedono un tasso medio di inflazione del 5,4% per il 2023, che si assesterà al 3% nel 2024 e al 2,2% solo nel 2025. Tali previsioni portano a stimare che nelle prossime riunioni di giugno e luglio la Bce procederà ancora ad effettuare dei rialzi dei tassi da 25 punti.
Nella riunione di settembre la Bce potrebbe adottare una politica monetaria “data dependent”, ovverosia guardare i dati macroeconomici di inflazione, crescita del PIL europeo e solidità del sistema bancario europeo per scegliere sul da farsi dei tassi di interesse.
Rialzo dei tassi in futuro?
Finché l’inflazione rimarrà a livelli ampiamente superiori al 2%, la Bce sarà costretta a considerare di continuare nella sua politica di rialzo dei tassi o, comunque sia, continuerà a mantenerli alti per un periodo di tempo prolungato, senza pensare di iniziare a ridurli.
Qualora si concretizzasse uno scenario recessivo dell’economia globale ed europea ed un crash del sistema bancario, l’inflazione potrebbe iniziare a scendere con maggiore velocità e portare la Bce a considerare uno stop nel rialzo dei tassi e magari anche una sua progressiva riduzione.
Il tempo ci mostrerà come si muoverà nei prossimi mesi la Bce. Nel frattempo se vuoi conoscere quanto sia adeguato il tuo portafoglio in questo scenario di mercato richiedi una consulenza finanziaria online.
Rialzo dei tassi: quali conseguenze in Italia?
Il rialzo dei tassi di interesse non è una buona notizia per l’Italia per due motivi:
- aumenta il costo degli interessi che il Paese paga sul suo debito pubblico;
- aumenta il costo per accedere al credito per famiglie e imprese.
L’Italia è un paese fortemente indebitato, poiché ricorre all’emissione di debito pubblico per finanziare la spesa pubblica. Più aumentano i tassi e più aumenta la spesa in termini di interessi che lo Stato deve pagare ad ogni scadenza dei Titoli di Stato agli obbligazionisti.
Più a lungo saranno tenuti alti i tassi di interesse da parte della Bce più costoso diventerà finanziarsi tramite l’emissione di debito pubblico. Tale maggiore onerosità del debito espone l’Italia al rischio default o quantomeno ad un downgrading del suo rating da parte delle agenzie di rating.
Anche per imprese e famiglie un rialzo dei tassi comporta una maggiore difficoltà ad accedere al credito. Sottoscrivere ad oggi dei mutui bancari espone al pagamento di rate mensili molto più onerose rispetto al 2022. Basti pensare che la rata mensile di un mutuo a 25 anni da 150.000€ nel 2022 ammontava a 500€ mentre oggi costa 750€.
Per questi motivi, al giorno d’oggi è fondamentale valutare se sia il caso o meno di finanziarsi tramite mutuo bancario e se scegliere il mutuo a tasso variabile o fisso. Inoltre, bisogna stare attenti a non riempire il proprio portafoglio di Titoli di Stato italiani, facendosi ingolosire da cedole più alte rispetto ai mesi scorsi. Come detto sopra, uno scenario recessivo dell’economia europea ed italiana potrebbe riportare in Italia lo spettro del rischio default con conseguente svalutazione delle obbligazioni detenute in portafoglio.
Vuoi parlare con me? Prenota una call e scopri come migliorare i tuo investimenti