Cosa sono i BTP? La guida completa
Da buon italiano hai certamente sentito parlare dei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali).
E probabilmente ne hai acquistati o conosci qualcuno che lo ha fatto.
Ma tutta questa fama corrisponde ad una reale conoscenza di tali strumenti d’investimento?
Questa guida vuole spiegare in modo semplice ed esaustivo tutte le caratteristiche salienti dei BTP. Così potrai scegliere in modo consapevole se ti conviene averli in portafoglio.
Cosa sono i BTP?
I Buoni del Tesoro Poliennali sono delle obbligazioni emesse dal Dipartimento del Tesoro italiano (Ministero dell’Economia e delle Finanze), che danno diritto ad un’entrata (cedola) fissa semestrale per un numero di anni prestabilito.
Di fatto, quando compri BTP presti soldi allo Stato italiano per finanziare le sue attività.
In cambio esso ti dà una percentuale fissa (tasso d’interesse) annuale su quanto gli hai prestato.
Facciamo un esempio:
- compri BTP per 10.000 € ad un tasso cedolare del 2,50%,
- in tasca ogni anno ti arrivano 250 € lordi,
- suddivisi in due rate semestrali da 125 €,
- a cui dovrai sottrarre la tassazione del 12,50% (ovvero 31,25 € all’anno).
Ma per quanti anni lo Stato ti riconosce questi soldi? Cioè: quanti anni dura il prestito?
Dipende dalla scadenza, che può essere pari a 18 mesi, 3, 5, 7,10, 15, 20, 30 o 50 anni.
Il tasso cedolare dei BTP dipende dalla loro scadenza.
In condizioni normali, maggiore è la scadenza e maggiore è il tasso d’interesse riconosciuto.
Esistono anche obbligazioni il cui tasso d’interesse ha una parte fissa e una parte variabile legata:
- all’inflazione europea (BTP€i) o
- all’inflazione italiana (BTP Italia).
Nel primo caso possono avere durata da 18 mesi a 3, 5, 7, 10, 15, 20 e 30 anni, mentre nel secondo caso durata pari a 4, 5, 6 e 8 anni.
Come acquistare i Buoni del Tesoro Poliennali?
Ci sono due modi per l’investitore di acquistare BTP:
- in asta (ovvero quando vengono emessi per la prima volta) o
- sul mercato secondario (in qualsiasi momento successivo all’asta iniziale).
Nel primo caso il Dipartimento del Tesoro organizza un’asta per mettere sul mercato determinati quantitativi di nuovi BTP.
I risparmiatori possono partecipare all’asta solo attraverso banche e altri intermediari autorizzati.
In che modo?
Presentando i loro ordini entro determinate scadenze:
- per il BTP a 3 e a 7 anni nella seconda settimana del mese;
- per quelli a breve termine, a 5 e a 10 anni nell’ultima settimana del mese;
- per i BTP a 15 anni e con scadenze maggiori in base alla domanda del mercato.
L’acquisto di BTP può essere fatto anche successivamente alla loro emissione.
Ci sono due mercati secondari in cui vengono scambiati titoli obbligazionari già in circolazione:
- il MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato) gestito da Borsa Italiana S.p.A., dedicato ai risparmiatori (sempre tramite un intermediario);
- l’ MTS (Mercato Telematico dei titoli di Stato), riservato agli intermediari autorizzati (banche e società di investimento) per importi minimi di 2 milioni di euro.
Sia in asta che sul MOT i BTP possono essere acquistati per un valore minimo di 1.000 € o suoi multipli.
Per comprare un BTP al collocamento (in asta di emissione) o in un secondo momento sul MOT, nella pratica dovrai:
- conoscere il suo codice ISIN (codice alfanumerico che identifica univocamente gli strumenti finanziari);
- avere attivo un dossier titoli associato al tuo conto corrente;
- impartire l’ordine d’acquisto dalla tua piattaforma d’investimento on-line; oppure
- contattare la tua banca o il tuo intermediario, affinché lo faccia per te.
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Come funzionano i titoli obbligazionari?
I Buoni del Tesoro Poliennali, oltre a pagare un interesse annuale fisso, hanno:
- un valore di emissione (prefissato e valido nel momento in cui vengono messi sul mercato per la prima volta),
- un valore di rimborso (fissato all’inizio e valido nel momento in cui scadono, in base alla loro durata) e
- un valore di “mercato” (che dipende dal particolare momento considerato tra l’emissione e la scadenza).
Per semplificare, facciamo l’esempio di BTP con valore di emissione uguale a quello di rimborso.
In tal caso si dice che sono stati “emessi alla pari”.
Se l’investitore aveva comprato i BTP nel momento della loro emissione, a scadenza, riceverà la stessa cifra che aveva impegnato all’inizio.
Ma se l’investitore comprasse i BTP successivamente alla loro emissione?
In quell’istante il loro valore potrebbe essere superiore o inferiore a quello di rimborso (o vendita prima della scadenza) e quindi, alla fine dell’investimento:
- nel primo caso riceverebbe una cifra inferiore a quella investita (generando una perdita),
- nel secondo, invece, una cifra superiore a quella investita (generando un guadagno).
E se l’investitore li vendesse prima della loro scadenza?
Il loro valore potrebbe essere superiore o inferiore a quello di emissione (o acquisto successivo all’emissione) e quindi:
- nel primo caso, ritirerebbe una cifra superiore a quella investita (guadagno),
- nel secondo caso, ritirerebbe una cifra inferiore a quella investita (perdita).
Ovviamente, durante il periodo di detenzione dei titoli si continuano ad avere, in ogni caso, i guadagni derivanti dalle cedole periodiche (semestrali).
Ora capisci come il guadagno non dipende solo dalle cedole, ma anche dai prezzi di emissione/acquisto e da quelli di rimborso / vendita dei BTP.
I valori di emissione e di rimborso sono fissi per tutta la durata del contratto e stabiliti prima dell’emissione (così come il tasso cedolare).
Quindi una delle variabili (vedremo che non è l’unica) che può decidere le sorti del tuo investimento in BTP è il prezzo valido nel momento di:
- acquisto successivo all’emissione o
- vendita precedente alla loro scadenza naturale.
Le cose si complicano quando il valore di emissione è diverso da quello di rimborso.
Quando il prezzo di emissione è inferiore a quello di rimborso si dice che il BTP è stato emesso “sotto la pari”.
Quando, invece, il prezzo di emissione è maggiore di quello di rimborso si dice che il BTP è stato emesso “sopra la pari”.
La logica comunque rimane la stessa: la performance globale del BTP non dipende solo dalle cedole, ma anche dal prezzo iniziale (di emissione o acquisto successivo) e finale (di rimborso o vendita anticipata).
Perché i prezzi dei BTP scendono?
Vediamolo con un esempio:
- hai comprato un BTP in fase di emissione con cedola pari al 2%;
- ipotizziamo che poi vengano emessi nuovi BTP con tassi al 3%.
Se tu volessi vendere il BTP non troveresti nessuno disposto a pagarlo quanto l’hai pagato tu inizialmente.
Ti chiederai il perché.
Semplice, perché ora è possibile trovare un BTP di nuova emissione con una cedola del 3%.
Pertanto, per essere appetibile, il prezzo del tuo vecchio caro BTP deve, per forza di cose, diminuire.
Ti ricordo, infatti, che il rendimento finale di un BTP non dipende solo dal suo tasso cedolare, ma anche dalla differenza tra il prezzo di vendita / rimborso e il prezzo d’acquisto / emissione.
Chiarito questo meccanismo, ora potresti chiederti: ma perché vengono emessi Buoni del Tesoro Poliennali a tassi più alti?
Questo dipende da una serie di cause:
- l’aumento dei tassi d’interesse di riferimento ad opera della Banca Centrale Europea (BCE), con l’obiettivo di calmierare l’inflazione (tassi più alti scoraggiano l’accesso al credito; diminuisce così la circolazione di valuta; la domanda rallenta e i prezzi al consumo tendono a diminuire);
- gli altri fattori possono essere i più svariati (guerre, crisi di governo, conti pubblici in disordine, …), ma legati sempre al deteriorarsi della salute dell’economia italiana: più questa è in sofferenza e più il tasso dei BTP sale, in quanto ha bisogno di risorse esterne su cui sorreggersi, attirando così nuovi prestatori di denaro, allettati da un maggiore rendimento delle cedole dei Titoli di Stato.
Questa seconda tipologia di fattori negativi determina l’aumento del famigerato SPREAD.
Lo SPREAD è la differenza tra il guadagno (tasso) offerto dai BTP italiani a 10 anni e quello dato dai corrispondenti Titoli di Stato tedeschi (Bund).
Più è ampio questo divario e più l’Italia sta soffrendo rispetto alla Germania, considerato il Paese europeo economicamente più solido.
Lo SPREAD è una specie di termometro che misura la febbre dell’economia italiana.
Più è alto e più il debito pubblico italiano è destinato ad aumentare, in quanto lo Stato deve riconoscere maggiori cedole ai suoi creditori che comprano BTP.
Questo circolo vizioso rende più probabile un fallimento dello Stato.
Eventualità questa che porterebbe a perdere parte dei soldi investiti in BTP.
Ora si nota molto bene la correlazione tra rischio e rendimento dei BTP:
- alto SPREAD,
- alto “rischio Italia”,
- alto tasso cedolare,
- alto rendimento.
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Quando i prezzi dei BTP salgono?
Vediamolo con un esempio: hai comprato un BTP in fase di emissione con cedola pari al 3%, ipotizziamo poi che vengano emessi nuovi BTP con tassi al 2%. Ora il tuo Buono del Tesoro Poliennale con la cedola del 3% sarebbe più richiesto dal mercato e quindi aumenterebbe il suo valore. Questo perché adesso non è più possibile trovare un BTP di nuova emissione con una cedola del 3%.
Pertanto, il tuo vecchio BTP sarebbe più ambìto.
Quindi, per forza di cose, il suo prezzo tende ad aumentare verso un nuovo prezzo di equilibrio per rendere indifferente l’acquisto dei nuovi BTP rispetto all’acquisto dei vecchi.
Ricordo, ancora una volta, che il rendimento finale di un BTP non dipende solo dal suo tasso cedolare, ma anche dalla differenza tra il prezzo di vendita / rimborso e il prezzo di acquisto / emissione.
Ma perché vengono emessi BTP a tassi più bassi?
Dipende da diversi fattori:
- la diminuzione dei tassi d’interesse di riferimento da parte della Banca Centrale Europea (BCE), con l’obiettivo di stimolare l’economia (tassi più bassi incentivano l’accesso al credito, aumentando la circolazione di valuta e la domanda di beni e servizi);
- varianti di diverso genere (prosperità economica, governo forte, conti pubblici in ordine, …), ma tutti legati positivamente alla salute dell’economia italiana: più questa sta bene e più il tasso dei BTP scende, in quanto non ha bisogno di prestiti per andare avanti e quindi può permettersi di mantenere basso il rendimento delle cedole dei Titoli di Stato.
Tale situazione fa bene al debito pubblico italiano, in quanto lo Stato deve riconoscere minori cedole ai suoi creditori che comprano BTP.
Ecco spiegato anche perché uno SPREAD basso è un buon segnale per la salute dell’Italia.
Questo, infatti, rende meno probabile un default dello Stato, fatto che porterebbe a non rivedere parte dei soldi investiti in BTP.
Anche in questo caso si vede molto bene la correlazione tra rischio e rendimento dei BTP:
- basso SPREAD,
- basso “rischio Italia”,
- basso tasso cedolare,
- basso rendimento.
Riassumendo per i BTP (come per tutte le obbligazioni a tasso fisso):
- se i tassi aumentano, il prezzo dell’obbligazione scende.
- se i tassi diminuiscono, il prezzo dell’obbligazione sale.
Inoltre, è fondamentale sapere che, a parità di variazione dei tassi, più lontana è la scadenza del tuo BTP e più grande è la variazione di prezzo.
Questo per compensare la maggiore perdita o il maggiore guadagno che avrebbe il compratore dei tuoi vecchi BTP (a tasso fisso e prestabilito), a fronte dei BTP di nuova emissione aventi un nuovo tasso fisso.
Infatti, ipotizzando una variazione dei tassi dell’1%, più anni mancano alla scadenza dei tuoi BTP e più interessi il compratore (scegliendo i tuoi vecchi BTP al posto di quelli di nuova emissione) perderebbe (se i tassi dei nuovi BTP sono aumentati) o guadagnerebbe (se i tassi dei nuovi BTP sono diminuiti).
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Quanto rendono i BTP?
Le fonti di guadagno dei titoli obbligazionari, come detto, sono due:
- le cedole (somme di denaro che l’investitore riceve semestralmente), calcolate moltiplicando la somma investita per il tasso d’interesse fisso prestabilito, caratteristico del particolare BTP;
- la differenza tra il prezzo di vendita o di rimborso (se si porta il BTP fino a scadenza) e il prezzo di acquisto o di sottoscrizione (se è stato acquistato all’emissione).
Da ciò si capisce che la prima fonte di rendimento dei BTP (le cedole) è sempre positiva per tutta la durata dell’investimento.
La seconda fonte (il prezzo), invece, può anche portare ad un rendimento negativo.
Questo spesso non è considerato dagli investitori, che, solitamente, si concentrano solo sul tasso d’interesse dei BTP.
Considerare il tasso cedolare come l’unico fattore che determina il rendimento del tuo investimento in BTP è corretto solo quando viene acquistato all’emissione e portato fino a scadenza.
Ma sappiamo che non è sempre così.
Un altro fattore da considerare per capire il reale rendimento dei BTP è l’inflazione. Essa influisce negativamente sui rendimenti nominali di qualsiasi investimento.
In pratica, dal tasso d’interesse dei BTP bisogna sottrarre il tasso d’inflazione (variabile nel tempo).
In periodi di alta inflazione, pertanto, il rendimento reale dei BTP potrebbe risultare molto basso, se non addirittura negativo.
Esistono, però, particolari BTP indicizzati che permettono di proteggersi dal rischio inflazione:
- BTP€i (il cui tasso d’interesse dipende anche dall’inflazione europea),
- BTP Italia (il cui tasso d’interesse dipende anche dall’inflazione italiana).
Considerato che ogni mese ne vengono emessi di nuovi, di BTP ne esistono parecchi.
Ciascuno, oltre al tasso cedolare, ha un determinato prezzo di emissione e di rimborso.
Stai cercando altre rassicurazioni per investire in BTP?
Allora ti consiglio di leggere i 5 motivi per investire in BTP nel 2023.
Quali rischi hanno i Buoni del Tesoro Poliennali?
Anche se tale investimento è percepito dagli investitori come sicuro, presenta ugualmente dei rischi:
- rischio di credito dell’emittente (Italia),
- rischio di variazione dei tassi di interesse del mercato,
- rischio di reinvestimento delle cedole,
- rischio di inflazione.
I Buoni del Tesoro Poliennali, come detto, sono un prestito fatto dall’investitore allo Stato italiano.
L’Italia assume quindi il ruolo di debitore e l’investitore quello di creditore con il diritto:
- alla riscossione di un interesse (tasso cedolare) periodico e
- a scadenza, al rimborso del capitale prestato .
Pertanto, il rischio di credito dell’emittente è legato al fatto che l’Italia possa fallire.
Se è vero che l’Italia non è mai fallita è anche vero che dal 1800 ad oggi diversi Paesi sono andati in default (vedi immagine).
Cosa potrebbe succedere ai BTP in caso di fallimento dell’Italia?
Potrebbe accadere che il Tesoro non riesca a pagare le cedole oppure a rimborsare per intero il capitale prestato. Abbiamo visto in precedenza come la variazione dei tassi dei nuovi BTP comporti una variazione dei prezzi dei BTP già presenti sul mercato. Tale variazione è tanto più pronunciata quanto più tempo manca alla scadenza del titolo.
Questa oscillazione presenta quindi un rischio di vendere i BTP prima della loro scadenza ad un prezzo inferiore a quello d’acquisto / emissione.
Tale rischio non esiste se si porta a scadenza il titolo.
Il rischio di reinvestimento delle cedole è legato, invece, alla probabilità di reinvestire le cedole ottenute a tassi inferiori rispetto a quelli dei BTP che si hanno già in portafoglio.
Il rischio di inflazione, infine, si concretizza quando il rendimento dei BTP, al netto dell’inflazione, risulta negativo.
Tale rischio non esiste per i BTP indicizzati all’inflazione.
Conviene investire in BTP?
L’eterna domanda che attanaglia gli investitori e che non ha una risposta univoca.
Infatti, come sempre, dipende:
- dalla tua situazione finanziaria specifica,
- dai tuoi obiettivi di vita,
- dai tuoi orizzonti temporali e
- dalla tua tolleranza al rischio.
Però posso fornirti qualche spunto:
Investendo in BTP ti esponi al “rischio Italia”: quindi devi valutare in che percentuale del tuo patrimonio conviene farlo, considerando il peso dell’economia italiana rispetto a quella mondiale ed il fatto che hai già un lavoro, un conto, una casa, un’impresa ed altri asset in Italia.
Ricorda che se i tassi dei BTP di nuova emissione si alzano più di quelli dei Bund (titoli di Stato tedeschi), determinando un aumento dello Spread, significa che il rischio Italia sta aumentando (un maggior rendimento atteso, infatti, sottende sempre un maggior rischio).
Se non sei sicuro di riuscire a mantenere i soldi investiti in BTP fino alla loro scadenza, sappi che ti esponi al rischio dell’oscillazione del loro prezzo, che è tanto maggiore quanto più è lunga la scadenza del titolo.
Se vuoi investire in Titoli di Stato (classe in cui ricadono i Buoni del Tesoro Poliennali), devi sapere che esistono prodotti finanziari (fondi, ETF) che grazie all’estrema diversificazione abbattono notevolmente il rischio, pur avendo rendimenti simili.
I BTP godono di una tassazione sui rendimenti del 12,5%, inferiore al 26%, normalmente applicata ai rendimenti di altri strumenti finanziari.
Inoltre, i BTP sono esenti da imposta di successione.
I guadagni ottenuti dalla vendita di BTP (plusvalenze) non vengono tassati in presenza di minusvalenze (perdite) pregresse.
Inserire i BTP e creare un portafoglio bilanciato non è semplice! Richiedi il supporto di un professionista e scopri quanto puoi risparmiare ogni anno.
Quali sono i BTP migliori?
Non esistono BTP migliori di altri in termini assoluti. Dipende, come sempre, dalle esigenze personali di ciascuno e dalla propria tolleranza alle perdite (grado di rischio). Sarà comunque importante comprare una quantità di BTP consona a quanto spazio occupa l’economia italiana nel tuo patrimonio, in rapporto al peso che la stessa ha sull’economia mondiale, in altre parole, non bisogna esporsi al “rischio Paese” più del dovuto.
Posso però darti qualche altro suggerimento pratico:
- cerca di scegliere i BTP con scadenze adatte a tuoi obiettivi finanziari specifici;
- se vuoi rischiare meno, prediligi BTP con scadenze più corte (accontentandoti di rendimenti più bassi);
- se vuoi rischiare di più, puoi spingerti a comprare BTP con scadenze più lunghe;
- se vuoi rendimenti più alti, scegli titoli con scadenze più lunghe (compatibilmente con il rischio che vuoi correre);
- se non vuoi esporti al rischio di variazione dei tassi e conseguente variazione dei prezzi, anche al ribasso, del valore del BTP, cerca di tenerlo fino a scadenza;
- ricordati che il rendimento di un BTP non è legato al solo tasso cedolare, ma anche al prezzo d’acquisto e al valore di rimborso (una misura che tiene conto di ciò è il cosiddetto TRES, tasso di rendimento effettivo a scadenza);
- se vuoi proteggerti dall’inflazione utilizza i BTP indicizzati ad essa (con la consapevolezza che in caso di deflazione le cedole avranno un importo minimo).
Quando conviene acquistare o vendere obbligazioni?
Non esiste un momento in cui conviene acquistare o in cui conviene vendere titoli obbligazionari.
Dipende se tali strumenti sono:
- funzionali a coprire qualche bisogno finanziario dell’investitore;
- adatti al suo personale profilo di rischio.
Se, invece, la domanda si riferisce a particolari momenti di mercato in cui è più conveniente acquistare o vendere Buoni del Tesoro Poliennali, in generale, possiamo dire che:
- quando si attraversa un periodo di tassi d’interesse bassi è “meglio” vendere i BTP con scadenze lunghe (e/o acquistare BTP con scadenze brevi), in quanto una più probabile risalita dei tassi comporterebbe una discesa dei prezzi più accentuata per i titoli a lunga scadenza;
- quando si attraversa un periodo di tassi d’interesse alti è “meglio” vendere i BTP con scadenze brevi (e/o acquistare BTP con scadenze lunghe), in quanto una più probabile discesa dei tassi comporterebbe una risalita dei prezzi più accentuata per i titoli a lunga scadenza.
Si tratta comunque di tatticismi che lasciano il tempo che trovano.
Infatti, nessuno è in grado di prevedere il futuro e quindi il reale andamento dei tassi di mercato.
Conclusioni
Nonostante qualche indubbio pregio, in generale, i BTP sono strumenti da utilizzare con parsimonia e per scopi specifici.
Ed in ogni caso, sempre all’interno di una pianificazione finanziaria personalizzata.
Oggi tali strumenti riscuotono ancora un notevole successo presso l’investitore italiano.
Ciò penso sia dovuto ai seguenti fattori:
- retaggio culturale del passato,
- confidenza con strumenti di casa,
- poca conoscenza e percezione dei rischi,
- interessi economici di chi li colloca e li distribuisce al pubblico.
Con questo articolo spero di averti fornito alcuni elementi per valutarli in modo oggettivo, per quello che realmente sono e realmente valgono.
Per il loro utilizzo consiglio di chiedere il supporto di un consulente indipendente senza alcun conflitto d’interesse.
Glossario:
- Mercato secondario: Il mercato secondario è il luogo dove vengono scambiati gli strumenti finanziari una volta emessi sul mercato finanziario primario. Si tratta dunque, del luogo dove avvengono tutti gli scambi tra gli investitori.
- Cedola: con questo termine si intende dividendo o interesse periodico maturato da un’obbligazione.
- ETF: Etf è l’acronimo di Exchange traded funds. Si tratta di fondi comuni quotati in Borsa e negoziati sul segmento di Borsa italiana Etf Plus. Possono essere comprati e venduti sul mercato come avviene per le azioni.
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