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Crisi materie prime: ecco da cosa dipende

Con il termine commodity ci si riferisce alle materie prime. Guardando quello che sta succedendo in questo mercato ed i prezzi stanno aumentando, possiamo parlare di una vera e propria “crisi materie prime”.

Si parla dunque di crisi materie prime, le stesse che sono scambiate sui mercati con i contratti futures e che sono aumentate in questo periodo storico.

La crisi dei prezzi delle materie prime

Nell’Unione Europea, l’andamento prezzi materie prime è iniziato ad aumentare già dalla metà dell’anno 2021.

A dicembre 2021 i prezzi al consumo di energia elettrica, gas e altri combustibili erano aumentati del 25% fino ad arrivare ad inizio 2022 con i prezzi per la produzione dell’energia ad un incremento del +49%.

I prezzi dell’elettricità e del gas sono aumentati in maniera vertiginosa e molti chiedevano un tetto massimo per la vendita.

Il petrolio (esempio BRENT che si vede in figura) da un picco dell’8 marzo 2022 di 128 $/barile oggi è arrivato a 80 $/barile.

  • crisi materie prime

Le cause di questo aumento dei prezzi e della crisi materie prime sono riconducibili alla crisi dell’offerta post-pandemia, la guerra in Ucraina e il costo dell’energia.

Elenchiamo i tre fattori che hanno determinato la crescita dei prezzi:

  • i fattori geopolitici. Il prolungarsi della fase di incertezza dovuta al conflitto in Ucraina contribuisce a rendere le condizioni dell’industria italiana ancora deboli e molto sensibile alla volatilità degli andamenti congiunturali che caratterizzano il contesto economico internazionale. Questo riduce l’approvvigionamento nel mercato di alcuni beni, quindi si verifica un calo della fornitura complessiva o delle scorte di una commodity. Inoltre le regioni dove vengono prodotte alcune materie prime vivono una grande incertezza politica.
  • l’aumento della domanda rispetto all’offerta, dovuto soprattutto alla contrazione produttiva vissuta in questi due anni a causa della pandemia.
  • Il mercato materie prime ha vissuto una fase di grande squilibrio dovuta ad una forte crescita tra domanda ed offerta a cui non riusciva a far fronte.
  • il tasso di cambio con il dollaro. La maggior parte delle materie prime sono quotate in dollari e con l’apprezzamento del dollaro rispetto all’euro ha reso molto alti i prezzi, per noi europei.

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L’oro ha protetto dall’inflazione?

Acquistare oro solo come mera protezione dall’inflazione senza comprendere l’effettivo andamento macroeconomico, potrebbe essere controproducente per l’investitore. 

L’oro è un asset che non produce rendimenti.

Per questo motivo il costo opportunità di detenere il metallo prezioso aumenta con l’aumentare dei tassi di interesse reali. 

La discesa dell’oro che c’è stata nel 2022 è dovuta al rialzo dei rendimenti reali negli USA.

La politica monetaria restrittiva messa in atto dalla FED ( per combattere l’inflazione) ha portato al rialzo i rendimenti reali, facendo deprezzare le quotazioni del metallo prezioso.

L’oro quindi non protegge dall’inflazione a prescindere dallo scenario macroeconomico.

Il metallo prezioso tende ad apprezzarsi in fasi storiche dove il costo opportunità di detenere oro scende, mentre tende a deprezzarsi quando il costo opportunità è elevato.

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Chi decide il prezzo delle materie prime?

L’utilizzo dei derivati impatta sul prezzo dei sottostanti. 

Prima di tutto, ricordiamo che i derivati sono contratti finanziari il cui valore “deriva” da quello di un bene (materie prime, titoli…) chiamato sottostante.

I derivati sono noti come strumenti di copertura dai rischi, perché danno la possibilità di acquistare o vendere un bene ( il sottostante) in una data futura e a un prezzo deciso al momento della sottoscrizione del contratto.

Gli speculatori non comprano un derivato sperando che salga il prezzo del sottostante, ma sperando che salga il prezzo del derivato stesso.

Partiamo facendo una domanda: come si investe nelle materie prime?

  1. acquistiamo la materia prima, ad esempio l’oro. Chiaramente l’investimento è diretto all’interno di quella commodities. Quindi acquistiamo i lingotti d’oro, li depositiamo nella cassaforte e se vogliamo liquidare lo vendiamo e riceviamo il rendimento del periodo.
  2. utilizzare uno strumento che è utilizzato per poter investire all’interno delle materie prime senza detenere la materia prima stessa.

Nel primo caso avremo bisogno di tempo e in più abbiamo costi da sostenere, che la maggior parte dei consumatori non possono permettersi.

Nel secondo caso, le case di investimento si sovrappongono a noi, quindi è essa stessa che acquista la materia prima.

L’emittente (casa di investimento) acquista l’oro e lo conserva in dei caveau. Poi viene messo uno strumento quotato (ETC) e a garanzia abbiamo l’oro depositato.

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Investire sulle materie prime non deperibili: esempio dell’oro

Gli ETC sono titoli che non hanno scadenza, vengono emessi dalle case di investimento con garanzia come sottostante le materie prime in cui vogliamo investire.

Serve all’investitore per poter investire in una o più materie prime.

Dopo aver costruito l’ETC a replica fisica, questo strumento viene quotato all’interno del mercato e ovviamente seguirà l’andamento positivo o negativo del prezzo della materia prima in cui sta investendo quello strumento stesso.

Il costo di gestione (serve a coprire i costi di trasporto, di stoccaggio e protezione dell’oro) si aggira da un minimo di 0,15% ad un massimo di 0,60% all’anno. 

Questi costi devono essere pagati dal consumatore alla casa di investimento che gestisce e ha come sottostante quella materia prima.

Investire sulle materie prime deperibili: esempio il petrolio

Quando dobbiamo investire in una materia prima deperibile, il discorso cambia perché non è più come l’oro che può essere stoccato all’interno del caveau di una banca.

Nel caso volessimo investire nel petrolio, l’emittente dell’ETC invece di acquistare fisicamente le materie prime, l’emittente ETC acquisterebbe contratti derivati (futures) che replicano l’andamento dei prezzi delle materie prime (inclusi gli aumenti materie prime).

A garanzia ci sono gli stessi futures.

Abbiamo i costi di gestione e i costi intrinseci di gestione sempre all’interno degli ETC a replica sintetica questa volta, che bisogna prendere in considerazione.

Negli ETC a replica sintetica troviamo degli inconvenienti che sono:

  • l’effetto contango
  • l’effetto backwardation

Per le materie prime è possibile distinguere un prezzo spot cioè quello attuale e il prezzo forward, cioè il prezzo futuro, con determinate scadenze.

L’effetto contango lo abbiamo quando i prezzi futuri tendono ad aumentare all’aumentare delle scadenze.

L’andamento crescente della curva dei prezzi è una curva in contango.

L’effetto backwardation lo abbiamo quando i prezzi futuri sono minori dei prezzi spot, ossia dei prezzi attuali.

I future hanno una determinata scadenza e dato che l’emittente non può far scadere il future, altrimenti gli consegnano la materia prima, prima che il future scada, deve vendere il future e ricomprarlo con la scadenza successiva: se la curva è in contango il nuovo acquisto avverrà ad un prezzo più alto (c.d rolling).

Nel lungo periodo, questa differenza dovuta al vendere basso e ricomprare alto distrugge le performance della materia prima.

Conclusioni

Fare previsioni sugli aumenti prezzi materie prime per questo 2023 non è possibile perché stiamo facendo una previsione futura e come sappiamo il futuro è incerto per natura.

Quando si parla di investire in materie prime si fa riferimento a investimenti in cui sembra molto facile guadagnare, quindi questo tipo di investimento sembra molto semplice e di facile guadagno.

Sebbene possa considerarsi una scelta semplice quello di investire nelle materie prime, è sempre opportuno che venga prima effettuata una pianificazione finanziaria personalizzata.

Con l’aiuto della consulenza finanziaria online sarai in grado di compiere scelte finanziarie che si inseriscono all’interno di un percorso completo verso i propri obiettivi di vita.

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