ETF settoriali
Che cosa sono gli ETF?
All’interno del complesso panorama degli strumenti finanziari, presenti oggi sui mercati di tutto il mondo, meritano sicuramente un approfondimento gli ETF.
Partiamo subito definendo che l’anacronimo E.T.F. sta per Exchange Traded Fund. Si tratta di fondi passivi, che vengono scambiati sul mercato regolamentato.
Infatti, essi sono una particolare categoria di fondi o Sicav, le cui quote sono negoziate in Borsa in tempo reale, proprio come le azioni. Ed hanno come unico scopo quello di replicare il benchmark di riferimento attraverso una gestione totalmente passiva.
L’origine degli ETF
L’origine degli ETF la si deve al suo inventore John Bogle. Nel lontano 1975 intuì che un fondo comune di investimento indicizzato avrebbe dovuto imitare l’andamento del suo benchmark di riferimento nel lungo periodo, invece che tentare di sovraperformarlo inutilmente con costi di gestione più elevati.
Solo nel 1993 fecero la loro comparsa con il nome di trackers sul mercato Amex (American Stock Exchange) con il primo Spider SPDRs, che riproduce esattamente l’andamento delle cinquecento aziende americane a più larga capitalizzazione.
In una seconda fase vennero lanciati i Diamonds ed i Cubes (QQQ), che andavano a replicare fedelmente altri due indici principali come il Dow Jones Industrial ed il Nasdaq.
Per la consacrazione definitiva di questi strumenti, bisogna attendere però la fine degli anni 90; anni in cui furono introdotti i fondi passivi su tutti i maggiori indici azionari statunitensi.
Quali sono le caratteristiche degli ETF globali e settoriali?
Le caratteristiche principali degli ETF sia settoriali che globali sono riassumibili in grandi vantaggi di carattere economico e di efficienza per i risparmiatori al fine di gestire nel miglior modo possibile i loro risparmi
Semplicità e trasparenza
Innanzitutto, è innegabile che siano di facile utilizzo sia durante l’atto di acquisto che di vendita sulle numerose piattaforme online, presenti nel panorama europeo ed extraeuropeo, le quali danno rapido accesso alle borse mondiali.
Altra peculiarità è la semplice fruibilità di questi strumenti, che ne comporta l’accesso ai mercati azionari, obbligazionari e delle materie prime e delle criptovalute (ETN).
Ulteriore caratteristica dei fondi passivi è la trasparenza: consentono a noi investitori di avere la consapevolezza di quello che potrebbe essere il nostro profilo di rischio/rendimento dell’investimento.
Inoltre, essi hanno un prezzo di acquisto e di vendita (denaro e lettera) che è dato dall’incontro tra la domanda e l’offerta degli operatori di mercato. Tale prezzo si aggiorna in tempo reale in funzione dell’andamento delle componenti dell’indice di riferimento. L’investitore, quindi, è costantemente a conoscenza della valorizzazione del proprio investimento.
Flessibilità, costi bassi e sicurezza
Terza caratteristica è la flessibilità, ovvero si adattano bene sia alle strategie di lungo e di breve periodo al fine di raggiungere i propri obiettivi di vita pianificati. La scelta dipenderà ovviamente dall’orizzonte temporale che si vuole scegliere per ottenere un determinato scopo.
La quarta e fondamentale caratteristica sono i bassi costi di gestione. Le spese ridotte caratterizzano questi strumenti rispetto ai fondi gestiti attivamente da un team di esperti analisti, che tentano, al contrario, di sovraperformare il benchmark di riferimento.
L’ultima peculiarità, ma non per importanza, risiede nel fatto della segregazione degli investimenti dei risparmiatori rispetto al patrimonio del gestore del fondo stesso. L’investitore è proprietario delle quote dell’ETF e tale rimane anche nel caso di dissesto finanziario della società gestrice.
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Gli ETF Settoriali: definizione e caratteristiche
Entriamo nel vivo degli ETF settoriali per i quali valgono tutte le caratteristiche sopra menzionate.
Questi Exchange Traded Fund replicano una vasta gamma di indici, che forniscono la possibilità agli investitori di esporsi ad uno specifico tema d’investimento come per esempio quello ambientale, sociale oppure energetico.
I benchmark anche quelli appartenenti allo stesso tema, variano in termini di selezione e del peso in percentuale dei componenti all’interno dello stesso indice.
Anche se queste differenze nella metodologia di scelta possano sembrare irrisorie, esse in realtà possono giocare un ruolo importante nelle performance di lungo periodo.
Uno studio intitolato “Picking your dream theme” ha evidenziato i seguenti fattori importanti, quando si analizzano gli ETF settoriali:
- Selezione dei titoli del benchmark, che viene svolta sulla base dei ricavi che le singole società ottengono nei diversi periodi di attività;
- Selezione che viene fatta su parametri reddituali (selezione qualitativa) delle imprese che compongono uno specifico ETF settoriale;
- Scelta dei pesi dei singoli titoli, che viene fatta generalmente sulla capitalizzazione di mercato delle singole società;
- Maggiore esposizione al settore scelto, ossia quanto pesa il settore all’interno delle attività complessive delle aziende stesse.
ETF Settoriali vs ETF Globali
Abbiamo visto i parametri con cui le società di gestione scelgono di comporre gli ETF settoriali. Ma adesso ci soffermiamo sul confronto rispetto agli ETF globali, per capire quale scelta operare in base alle nostre esigenze.
In primo luogo, abbiamo visto come gli ETF settoriali possono basare la selezione dei titoli sui ricavi aziendali. I singoli settori però sono ciclici ed in continua evoluzione. E ciò porta, di conseguenza, ad una mancanza di solidità della scelta nel lungo periodo.
Le commissioni degli ETF settoriali poi sono più elevate rispetto a quelle dei fondi globali globali. Tali ETF, infatti, devono far fronte ai costi supplementari per le spese di ricerca di dati rilevanti per un determinato settore.
Inoltre, le dimensioni degli ETF settoriali sono più ridotte e spesso hanno una storicità limitata, perché sono stati creati da minor tempo rispetto a quelli globali.
A livello di rendimento, che interessa di gran lunga tutti gli investitori, molti degli ETF settoriali si discostano particolarmente dall’andamento di un ETF globale.
Porto come esempio il confronto sull’arco di 10 anni dell’ETF che replica il settore finanziario statunitense (XLF) rispetto al ETF Ishares MSCI World (SWDA).
Considerazioni finali
Nel lungo periodo, tra i vari settoriali, solo l’ETF del settore tecnologico ha performato meglio dell’IShares MSCI Wold, come mostrato nel grafico qui in basso.
Eppure la volatilità (rischio) a 5 anni dell’indice settoriale è decisamente più elevata rispetto a quella del globale.
Possiamo giungere alla conclusione che in un portafoglio, costruito nel medio-lungo periodo e soprattutto secondo i propri obiettivi, è possibile inserire gli ETF settoriali in una percentuale che non oltrepassi il 5% dell’intero investimento.
Questo per non esporsi troppo ad uno specifico ambito, che potrebbe performare meglio durante alcune fasi del ciclo economico, ma allo stesso soffrire maggiormente in altre.
Il consiglio in via generale rimane sempre quello di selezionare degli ETF che presentino una diversificazione ampia e globale. Solo così è possibile ridurre al minimo il rischio del proprio investimento.
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