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Fee only o fee based advisor? Ecco la differenza

Fee only, fee based advisor, consulente finanziario oppure promotore.

Qualunque sia il vostro obiettivo, state sicuri che la consulenza finanziaria non vi deluderà mai.

Al contrario, è proprio questa ricchezza di terminologie e di figure professionali a creare più confusione che altro.

Andiamo quindi a vedere la differenza tra consulente fee only e fee based advisor e cosa scegliere per programmare al meglio il tuo futuro.

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Chi è il consulente finanziario indipendente?

Si definisce consulente finanziario indipendente o autonomo, quel professionista regolarmente registrato presso l’albo professionale OCF, il quale è autorizzato a svolgere l’attività di consulenza in materia d’investimenti.

Egli può offrire la consulenza in maniera completamente autonoma, o in qualità di collaboratore di una società di consulenza finanziaria.

Il consulente finanziario autonomo viene pagato direttamente dal proprio cliente e per questo viene anche detto “solo a pagamento” o, appunto, fee only.

Differenza tra fee only e  based advisor

Fee only indica che il consulente non percepisce altra remunerazione al di fuori della parcella pagata dal cliente.

Ciò significa che non riceve retrocessioni o commissioni aggiuntive dai prodotti finanziari che consiglia.

Questo determina l’assenza di conflitto d’interesse del professionista autonomo, che esercita la professione solo ed esclusivamente negli interessi del proprio assistito.

Based Advisor, contrariamente, indica invece tutti quei consulenti a provvigione che ricevono un guadagno diretto dai prodotti che collocano (oltre ad incentivi sulla promozione di determinati strumenti finanziari). 

Il classico promotore, quindi, si trova a dover esercitare la professione dovendo cercare di mediare tra gli interessi del proprio datore di lavoro (ovvero la banca/assicurazione) e gli interessi del cliente.

Questo può rappresentare un compito alquanto arduo e probabilmente ostico da portare avanti senza il rischio di propendere per gli interessi della propria mandante.

Cosa può fare e cosa non può fare il consulente indipendente?

Il compito principale di un consulente finanziario autonomo è quello di mettersi nei panni del proprio cliente e pianificare una strategia d’investimento più congeniale e personalizzata possibile alle esigenze del proprio assistito.

Il tutto tenendo conto del suo orizzonte temporale e della sua propensione al rischio, avvalendosi degli strumenti più efficienti ed a basso costo che il mercato mette a disposizione.

Cosa non può fare il consulente indipendente:

Non può detenere o gestire direttamente il denaro della clientela, né tantomeno avere deleghe, le quali permettano di disporre del patrimonio e degli asset del cliente.

Come si diventa consulente indipendente?

Esistono dei requisiti fondamentali per poter svolgere la professione, i quali sono:

  • Il possesso di almeno il diploma di scuola media superiore
  • Requisiti di onorabilità che non creino incompatibilità con l’attività di consulenza
  • L’iscrizione all’albo unico dei consulenti finanziari nella sezione autonomi

Per potersi iscrivere all’albo unico è necessario aver superato la prova d’esame indetta dall’OFC, l’organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari.

L’accesso all’OCF è consentito senza dover svolgere la prova valutativa soltanto a coloro che sono in possesso di determinati requisiti di professionalità equipollenti individuati dall’art.4 del Regolamento Ministeriale n. 472/98 e cioè che hanno acquistato una specifica esperienza professionale.

Perché la remunerazione “fee only” rappresenta un valore aggiunto per il cliente?

consulenza finanziaria indipendente

Come abbiamo già detto, un consulente finanziario che lavora per una banca, un’assicurazione o qualsiasi intermediario finanziario tende ad esercitare un conflitto di interessi per il quale non può essere considerato imparziale.

Inoltre potrebbe essere spesso costretto a proporre un ventaglio limitato di prodotti finanziari, per una questione di pressioni commerciali.

Il valore aggiunto della consulenza indipendente passa quindi anche da questo concetto fondamentale, ovvero che il consulente autonomo può liberamente decidere, tra l’intera proposta di strumenti finanziari che offre il mercato, quali siano i più adatti al caso del proprio cliente.

Avere un professionista che lavora solo ed esclusivamente nel proprio interesse è una condizione imprescindibile per chiunque voglia avere la certezza di mettere al sicuro il proprio patrimonio dagli interessi di terzi.

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Fee only, la lunga trafila per raggiungere l’autonomia

L’arrivo sul mercato del consulente indipendente, ovvero di un professionista che si fa pagare a parcella, ha rotto sicuramente gli schemi rispetto la vecchia concezione di promotore finanziario pagato dalla casa madre.

In Italia, la strada per raggiungere il riconoscimento della figura professionale del consulente autonomo è stata lunga e tortuosa.

Dopo dieci anni di battaglie, nel 2018, sotto la vigilanza dell’OCF sono state previste tre sezioni corrispondenti, ai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (già promotori finanziari), ai consulenti finanziari autonomi (ex art. 18 bis,Tuf) e alle società di consulenza finanziaria (ex art. 18 ter,Tuf).

financial advisor

Il trend della consulenza indipendente

Passo dopo passo la figura del consulente finanziario indipendente, già affermata in Usa, UK ed altri paesi europei, si sta facendo largo, con il dovuto ritardo, anche in Italia.

Il trend parla chiaro: nei paesi esteri, dove la figura del consulente autonomo è già sdoganata da tempo, sempre più clienti preferiscono l’assistenza di un professionista indipendente al solito promotore di banca.

Basti pensare che in Gran Bretagna i consulenti autonomi sono già oltre 18mila (dati Financial Conduct Authority, 2019)

Questo grafico, invece, ci mostra la crescita della consulenza indipendente negli Stati Uniti e vediamo come anno dopo anno i consulenti indipendenti, stiano soppiantando i vecchi promotori di banca.

consulenza finanziaria

In Italia i numeri sono ancora molto lontani: i consulenti autonomi iscritti all’albo sono poco più di 400 (contro i quasi 52mila promotori di banca).

Certo la strada è lunga ed è altresì vero che una grossa fetta di investitori, non pienamente soddisfatti dei servizi di banche ed assicurazioni, si affida sempre più al professionista indipendente.

Una figura che non si rivolge solo a grandi investitori o istituzionali, bensì anche ai piccoli risparmiatori ed alle famiglie.

Un professionista che aiuta le persone nella pianificazione ottimale delle loro risorse finanziarie, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di vita futuri e che supporta nel tempo il cliente guidandolo in un percorso di crescita e consapevolezza.

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