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Finanza comportamentale: 5 bias a cui prestare attenzione

La finanza comportamentale è un campo di studi molto ampio, che spazia dall’economia alla psicologia cognitiva, e il cui obiettivo è quello di comprendere e spiegare le motivazioni sottostanti alle scelte degli investitori e quindi agli andamenti dei mercati.

Nonostante la psicologia sia stata parte integrante del processo di analisi economica fin dai tempi di Adam Smith (v. Teoria dei sentimenti morali), la finanza comportamentale ha trovato largo riscontro a partire dal 2002 con l’assegnazione del Premio Nobel per l’Economia a Daniel Kahneman «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza».

Proprio Kahneman è stato definito uno dei padri della finanza comportamentale, grazie all’importantissimo lavoro svolto nel corso della sua vita.

Ma cosa sono i bias comportamenali e come possono influenzare il nostro approccio ai mercati finanziari?

Andiamolo a vedere più da vicino.

finanza comportamentale

Cosa sono i bias comportamentali?

Bias è un termine inglese che significa pregiudizio.

Un bias comportamentale è un pregiudizio mentale che attiva, a livello di pensiero, determinate “scorciatoie” nella forma di azioni o reazioni per lo più inconsapevoli.

Tali bias nascono dall’esperienza individuale con lo scopo di velocizzare il processo di interpretazione della realtà.

Messi davanti ad una decisione da prendere, abbiamo due alternative:

  • svolgere un’analisi logico-razionale approfondita al fine di arrivare alla scelta migliore possibile (a scapito di un tempo di scelta molto lungo e di un dispendio di energie psicofisiche notevole);
  • utilizzare un approccio euristico, ovvero più intuitivo e rapido, basato sulla somiglianza tra la decisione del momento e precedenti decisioni già prese. In poche parole utilizzare un bias.

Lasciarsi guidare dai bias, nella stragrande maggioranza degli eventi della vita quotidiana, è la scelta migliore perché ci semplifica la vita e ci permette di risparmiare tempo ed energie per le decisioni più complesse.

Si tratta di un processo decisionale che è caratterizzato spesso da un eccessivo ottimismo e dalla illusione del controllo delle nostre azioni.

Il che è un vero e proprio errore cognitivo, dato che spesso non è affatto così che vanno le cose.

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Libri sulla finanza comportamentale

Nel caso volessi approfondire il tema, tra i libri più importanti pubblicati sull’argomento ti consiglio senza alcun dubbio i seguenti:

  • Pensieri lenti e veloci, del già citato Daniel Kahneman;
  • Euforia Irrazionale: alti e bassi di borsa, scritto dal premio nobel Robert Shiller
  • Nudge: la spinta gentile, scritto da due grandi autori della finanza comportamentale come Richard Thaler e Cass Sunstein
  • A spasso per Wall Street, di Burton G Malkiel.

Perché è importante conoscerli quando si investe?

Quando ci si avventura nel mondo degli investimenti, è necessario fare molte attente valutazioni per prendere le decisioni migliori:

  • che tipo di investitore sono?
  • come definisco il mio profilo di rischio?
  • quanto investo?
  • in che mercati?
  • con che strumenti?
  • quando è più opportuno fare determinate operazioni?
  • con che frequenza?
  • è meglio fare da solo o rivolgermi a qualcuno?
  • a chi mi rivolgo?

La lista potrebbe essere infinita, e diversa da investitore a investitore.

E’ evidente che, quando si tratta di investimenti, è opportuno dedicare quel tempo e quelle energie che abbiamo risparmiato in precedenza grazie ai bias al fine di svolgere le dovute analisi in maniera razionale, approfondita e oggettiva.

Avere una conoscenza delle basi di finanza comportamentale può dare un valore aggiunto notevole, sia per chi investe per il lungo periodo sia per chi invece si dedica al trading.

Farsi dominare dai pregiudizi e lasciarsi guidare dall’intuito posso causare seri danni al proprio portafoglio.

Addirittura si possono creare ulteriori pregiudizi che precludono di investire nuovamente o di cambiare metodo.

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Finanza Comportamentale: esempi di bias

Anche in questo caso la lista potrebbe essere infinita in quanto la mente evolve in continuazione e cerca sempre di creare nuove scorciatoie per risparmiare tempo ed energie.

Tranquilli, non è colpa vostra.

E tranquilli, non è necessario (e nemmeno possibile) conoscere tutti i bias esistenti per poter gestire in maniera efficace i vostri investimenti.

Abbiamo selezionato di seguito 5 tra i più insidiosi bias che possono compromettere i vostri investimenti.

Bias di conferma

Il bias di conferma si manifesta quando gli investitori hanno una sorta di preferenza ad accettare informazioni che confermano la loro convinzione finanziaria.

Addirittura tendono ad accettare anche informazioni errate (o evidentemente troppo generiche) pur di confermare la loro convinzione.

Qualche esempio:

  • non si investe per convinzione che sia pericoloso e ci si fa influenzare quindi dalle crisi di mercato (v. la crisi finanziaria del 2007/08) senza tenere in considerazione le molto più frequenti fase di crescita dei mercati;
  • si investe solo in obbligazioni e titoli di stato con la convinzione che siano investimenti che non possano in alcun modo subire perdite anche ingenti, non considerano che anche gli Stati possono fallire.

Bias di disponibilità

Il bias di disponibilità fa sì che eventi recenti (quindi più “disponibili” alla memoria) o eventi più vividamente impressi nella memoria degli investitori (es: la grossa perdita economica subita da un parente o da un amico sui mercati) li portino a distorcere la realtà e a pensare che tali eventi siano molto più probabili di quanto siano veramente.

Qualche esempio:

  • un amico o un parente hanno recentemente perso molti soldi investendo (male) in borsa, dunque decidiamo di non investire perché “non bisogna giocare in borsa”;
  • la borsa ha appena subito un crollo e siamo terrorizzati dall’idea di iniziare ad investire per paura che possa succedere di nuovo;
  • un amico ci ha appena detto di aver fatto un sacco di soldi con le criptovalute e ci buttiamo anche noi, senza considerare i rischi, convinti di riuscire a fare lo stesso.

Avversione alla perdita

L’avversione alle perdite avviene quando gli investitori sentono maggiore peso psicologico nel sopportare le perdite rispetto al piacere del trarre guadagni dai mercati.

In sintesi, molti investitori tendono a richiedere una possibilità di guadagno maggiore per compensare la possibilità di una perdita.

Con un esempio, se da un lancio di una moneta un giocatore può perdere 1€ in caso di croce dovrà poter guadagnare più di 1€ in caso di testa.

Nell’ambito degli investimenti, questo bias si concretizza nel fatto che gli investitori preferiranno vendere gli strumenti che sono in guadagno mentre vorranno sperare fino all’ultimo che gli strumenti in perdita recuperino piuttosto che vendere in perdita.

finanza comportamentale libri

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Anche noto come bias della familiarità, porta l’investitore a preferire ciò che conoscono o che sentono vicini come gli strumenti finanziari nazionali (es: azioni o obbligazioni italiane, nel nostro caso).

Questo causa una scarsa diversificazione di portafoglio e dunque una sovraesposizione a specifiche aree geografiche.

Lo stesso può avvenire con riferimento a strumenti finanziari già noti perché usati da genitori o amici ma che non necessariamente rappresentano la scelta migliore in generale, anzi sappiamo che spesso si tratta di strumenti inefficienti e con costi molto elevati.

Bias dello status quo

Il bias dello status quo consiste nel preferire la situazione attuale rispetto ad altre soluzioni possibili ma che richiedono cambiamenti.

Tenendo conto del mondo degli investimenti, un esempio può essere facilmente riscontrato nella preferenza della maggior parte degli investitori a mantenere il proprio portafoglio di investimenti in banca, nonostante l’evidente conflitto di interessi e i costi spesso molto elevati, anziché rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente.

Un altro esempio può essere visto nella sovrapposizione di questo bias con il bias dell’avversione alle perdite.

Pur sapendo che il portafoglio sta subendo perdite a causa di un asset allocation errata o di strumenti inefficienti, si continuerà a mantenere il portafoglio inalterato anche causa del bias dello status quo, oltre che a quello dell’avversione alle perdite.

Finanza Comportamentale: come gestire al meglio i bias quando si investe

Il primo step nella strada per la migliore gestione dei propri bias comportamentali è indubbiamente essere consapevoli della loro esistenza e del loro funzionamento.

Essere affiancati da un consulente finanziario indipendente permette di liberarsi dalla quasi totalità dei bias comportamentali che influenzano le proprie decisioni finanziarie.

Il ruolo del consulente è proprio quello di essere imparziale e lucido nel consigliare al proprio cliente la soluzione migliore possibile in base alle esigenze e agli obiettivi comunicati.

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