Fondi flessibili: sai in che cosa stai investendo?
Sai cosa sono i fondi flessibili?
L’industria finanziaria ha generato, nel corso della sua storia, una miriade di prodotti in cui investire.
Tra questi abbiamo la categoria, molto gettonata, dei fondi comuni di investimento.
Di cosa si tratta?
Come dice la parola stessa “comune”, in essi vengono versati i capitali di tanti investitori.
Questi soldi vengono gestiti, come un unico patrimonio, dalla casa d’investimento che ha creato il fondo.
Cosa significa “gestiti”?
Che, nel tempo, vengono comprati e venduti una serie di strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, materie prime, valute, derivati, altri fondi, ecc.).
Tutto ciò al fine di cercare di ottenere dei rendimenti per remunerare gli investitori, ma anche tutti i soggetti che lavorano per ottenerli o che sono coinvolti, a vario titolo, nella creazione e vendita di tali fondi comuni di investimento.
Scopo dei fondi comuni di investimento
Come puoi ben capire, chi gestisce un fondo deve avere un nutrito team di esperti in grado di fare le scelte giuste nel momento giusto.
Questo al fine di ottenere dei rendimenti per gli investitori, superiori al mercato di riferimento (ovvero quello in cui effettivamente investe il fondo), anche detto “benchmark”.
Ma nella realtà ci riescono?
Le statistiche in tal senso sono impietose: nel lungo periodo solo il 10% (o anche meno) riesce a battere il mercato.
Come si legge nell’articolo de “Il Sole 24 ORE” del 27 gennaio 2022: “…ricordiamo infatti che circa il 90% dei fondi comuni perde soldi rispetto al mercato (e li fa perdere ai risparmiatori che vi investono).
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Classificazione dei fondi comuni di investimento
Esistono tante categorie differenti di fondi, in base:
- agli strumenti in cui investono;
- alle aree geografiche in cui investono;
- alle strategie d’investimento adottate;
- ai costi e alle modalità di riconoscimento delle performance agli investitori;
….. Ma in questo articolo voglio parlarti dei fondi flessibili.
Fondi flessibili: cosa sono?
Questa particolare categoria di fondi ha un’unica regola: quella di non avere regole (o quasi).
Ciò significa che tali fondi:
- possono investire nei mercati e tipologie di strumenti con maggiore libertà e minori vincoli di altri fondi;
non hanno quindi un reale benchmark (mercato di riferimento) dichiarato/ufficiale.
Fondi flessibili: definizione
Borsaitaliana definisce questi fondi come “Fondo comune di investimento mobiliare aperto che non ha alcun vincolo relativamente al tipo di strumenti finanziari e beni oggetto di investimento.”
In particolare, i fondi flessibili si distinguono per il fatto che non hanno alcun vincolo in materia di asset allocation e non si caratterizzano per alcuno specifico fattore di rischio (geografico, settoriale, valutario, ecc.). Per i fondi flessibili non è prevista l’indicazione del parametro oggettivo di riferimento (benchmark).
Gli unici vincoli ai quali il gestore deve attenersi sono quelli espressamente previsti nel regolamento del fondo.
Differenza tra fondo flessibile e bilanciato
La definizione di fondo bilanciato invece è la seguente: “Fondo comune di investimento mobiliare aperto che investe il proprio patrimonio sia in azioni che in obbligazioni.”
Assogestioni individua tre diverse categorie di fondi bilanciati:
- Fondi Bilanciati Azionari: possono investire in azioni una quota di portafoglio compresa tra 50% e 90%;
- Fondi Bilanciati: possono investire in azioni una quota di portafoglio compresa tra 30% e 70%;
- Fondi Bilanciati Obbligazionari: possono investire in azioni una quota di portafoglio compresa tra 10% e 50%.
Pertanto, la differenza tra fondo flessibile e bilanciato è proprio che quest’ultimo possiede qualche regola di base che i fondi flessibili non hanno.
Problemi legati ai fondi flessibili
Se la flessibilità è una caratteristica che in molti campi è positiva e porta vantaggi, nel caso dei fondi flessibili non lo è affatto.
Vediamo subito quali svantaggi hanno i fondi flessibili:
- non avendo un benchmark (mercato di riferimento), non hanno nemmeno un parametro oggettivo di confronto per valutarne la qualità;
- non avendo regole di allocazione ben definite, l’investitore non ha idea di quali strumenti il gestore del fondo sta utilizzando per investire i suoi soldi;
- l’investitore è all’oscuro dei rischi che sta correndo;
con i fondi flessibili è impossibile costruire e gestire nel tempo un’asset allocation personalizzata ed efficiente.
Esempio di un fondo azionario flessibile
Voglio riportare qui sotto l’andamento nel tempo di un fondo azionario flessibile (linea blu), confrontato con il mercato azionario globale (linea verde).
Come puoi notare, questo fondo azionario flessibile ha avuto delle oscillazioni molto più marcate del mercato azionario.
Questo sta a significare che è molto più volatile, ovvero è più rischioso.
Lo si vede bene durante i periodi di discesa del mercato: in particolare, nella prima fase della pandemia (marzo 2020) ha perso il 70% del suo valore (contro il 30% del mercato azionario globale super diversificato).
Dopo quel tracollo non è ancora stato in grado di tornare sui suoi massimi precedenti, a differenza dell’azionario che lo ha fatto in pochi mesi.
Ciò sta a significare l’enorme inefficienza di tale fondo rispetto alla massima efficienza del mercato.
Sperare che questo fondo azionario flessibile recuperi, dopo aver distrutto il 70% del proprio valore, equivale matematicamente a sperare che dal valore minimo toccato faccia una performance maggiore del 300%.
Cosa alquanto improbabile: in finanza, una volta distrutto così tanto valore è difficile, se non impossibile, recuperare, in quanto i mercati in cui investire sono uguali per tutti.
Morale della favola
Quindi, non è mille volte meglio investire direttamente nel mercato?
Massima efficienza e decidi TU il rischio che vuoi correre, comprando il giusto mix dei mercati, ovvero quello costruito sui tuoi obiettivi di vita.
Utopia?
No, realtà!
Questo oggi è possibile, grazie agli ETF.
Ma questa è tutta un’altra storia.
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