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Guida completa Sulla Tassazione dei tuoi Investimenti

Quello della tassazione per quanto riguarda gli strumenti finanziari, è sempre stato un tema ostico.

Imposte capital gain, plusvalenze, minusvalenze, cedole, dividendi e chi più ne ha più ne metta!

In questo articolo cercherò, nella maniera più esaustiva possibile, di fornire una guida che possa fare luce sulle varie domande che possono sorgere sul tema della tassazione degli investimenti.

E in un modo tale da rendere più chiaro, per quanto possibile, il mondo della fiscalità per quanto riguardano i vari strumenti finanziari.

Quindi direi di non perderci in chiacchiere e cominciare subito!

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Conto deposito: tassazione

I conti deposito sono una tipologia di investimento che permette di avere liquidità immediata se si tratta di conti deposito svincolabili.

Cioè posso usufruire dei miei soldi e quindi ritirarli quando voglio.

Discorso diverso per i conti deposito vincolati, che si possono smobilizzare solo dopo un determinato periodo di tempo che si decide alla stipula del contratto.

Questa tipologia d’investimento è soggetta ad un’imposta di bollo dello 0,2‰ che si applica alla data di produzione dell’estratto conto.

I conti deposito danno un ritorno sotto forma d’interesse, di solito annuale, sul quale si paga il 26% sotto forma di ritenuta fiscale applicata dall’istituto bancario dove è depositato il conto.

Per capire se questo strumento può fare al caso tuo ti consiglio di richiedere una consulenza finanziaria online dove uno dei nostri consulenti iscritti all’Albo potrà aiutarti a capire e a consigliarti nel modo migliore, anche sull’aspetto delle tasse conto deposito.

Tassazione titoli di stato

Per quanto riguarda la tassazione capital gain sui titoli di stato italiani risulta essere più bassa rispetto alla normale aliquota del 26%.

In questo caso si paga il 12,5% che viene applicato con una ritenuta alla fonte sia sul capital gain che sugli interessi cedolari che dovesse corrispondervi periodicamente il titolo di stato italiano nel quale avete investito.

Questa tassazione titoli di stato viene applicata quindi ai BOT, tassa su BTP, CCT, CTZ e BTP€I.

Si tratta di tipologie differenti di tassa sui titoli di stato per durata e tipologia di emissione.

Tassazione titoli di stato esteri

I titoli di stato esteri sono assoggettati alla stessa imposizione dei titoli di stato italiani, quindi del 12,5%, purché siano presenti nella White List.

Si tratta di una lista di paesi con i quali c’è scambio di informazioni ai sensi delle Convenzioni per evitare le doppie imposizioni sul reddito in vigore con la Repubblica Italiana.

Vuoi sapere nel dettaglio la differenza tra titoli di stato italiani o esteri e quali possono fare o meno al caso tuo?

Allora ti consiglio di richiedere una consulenza finanziaria online per fugare ogni dubbio o fare qualsiasi domanda su questi particolari strumenti.

Tassazione investimenti

La tassazione per quanto riguarda gli investimenti è uguale per tutta questa serie di strumenti finanziari:

  1. Fondi comuni d’investimento
  2. ETF (Exchange Trade Funds)
  3. plusvalenze e dividendi su azioni
  4. dividendi e cedole da obbligazioni societarie.

Tutti questi strumenti pagano il 26% di tassa sul capital gain, sui dividendi o ancora, sulle cedole maturate.

Nel primo caso al momento del disinvestimento, nel secondo caso alla fonte, quando l’istituto bancario o il broker con le quali sono state comprate le sottopone a ritenuta, se in regime amministrato o gestito.

Ma in cosa consistono questi regimi fiscali?

Richiedi il supporto di un professionista e scopri quanto puoi risparmiare di tasse ogni anno.

Regime dichiarativo, regime amministrato e regime gestito

La tassazione sulle rendite finanziarie in generale, dipende anche dal regime al quale ogni investitore decide di avere.

Questi regimi fiscali sono tre e hanno peculiarità diverse se si sceglie uno piuttosto che un altro.

Il regime dichiarativo consiste nel dover dichiarare noi stessi in prima persona, attraverso 730 o Modello Unico, le rendite da investimenti, il capital gain o guadagno sugli investimenti per capirci.

Questa dichiarazione non va fatta solo al momento del realizzo del guadagno, ma anche in sede di monitoraggio fiscale.

Quindi anche se non si vende nessuno strumento finanziario si devono compilare il quadro RW e il quadro RT che servono appositamente a dichiarare di avere degli investimenti in essere.

Per fare questo, il mio consiglio è quello di rivolgersi a un commercialista o al CAF di riferimento con tutte le carte del caso.

Ma è sempre meglio fare un check da un professionista per non rischiare.

Per quanto riguarda il regime amministrato invece: esso consiste nel lavoro che fa l’istituto bancario di ritenuta alla fonte delle imposte direttamente dal guadagno maturato

Così da non diventare matti in sede di dichiarazione dei redditi.

Anche in questo caso comunque va effettuato il monitoraggio fiscale ogni anno, al netto del fatto che si vendano o meno gli strumenti finanziari.

Saranno da indicare al netto perché già con ritenuta alla fonte, ma vanno comunque dichiarati.

Infine per quanto riguarda il regime gestito è quello che ci riguarda di meno in modo diretto.

Perché in questo caso la gestione del patrimonio e quindi anche della tassazione è tutta sotto il controllo e la responsabilità dell’istituto bancario, dell’istituto di finanziamento o del broker che abbiamo scelto.

Tassazione fondi di investimento

La tassazione fondi di investimento non si discosta dalla tassazione investimenti in generale.

Si paga il 26% sul guadagno che si ha avuto nel momento del disinvestimento.

Essa si applica sia sui dividendi che sul capital gain se si tratta di un fondo d’investimento ad accumulazione di dividendi.

Tassazione investimenti criptovalute

Per quanto riguarda il mondo delle criptovalute, la situazione non è ancora del tutto chiara e ci sono ancora dei dubbi.

Secondo l’ultima legge di bilancio, comunque, la tassazione sulle criptovalute viene equiparata a quella di un qualsiasi investimento e quindi la tassazione sul capital gain è quella del 26%.

Questo vale sia sullo Stake che sull’Earn, per un controvalore minimo di 2000€, perché si parla di “quantità rilevante”.

Quello che cambia ed è in più, riguarda le dichiarazioni dei redditi per quanto riguardano le situazioni di detenzione di criptovalute negli anni scorsi.

Per questo caso, c’è una sorta di imposizione denominata di rideterminazione.

Bisogna pagarla nel momento in cui non si è in grado di dimostrare il valore d’acquisto degli anni precedenti

Per fare un esempio, se non si è in grado di risalire a quando e a quanto si è comprato Bitcoin, bisogna dichiarare il valore e la quantità detenuta al 01/01/2023.

Su questo si paga il 14% del controvalore in moneta fiat che possedevi in quel momento.

Tutto questo è presente nella Legge di Bilancio approvata alla fine dell’anno scorso, ma si attendono ulteriori chiarimenti.

Per questa tipologia di investimenti e quindi di tassazione e dichiarazione, consiglio di rivolgersi ad un commercialista che si occupa in maniera puntuale di questa tipologia di asset.

Questo perché la legislazione non è ancora del tutto chiara al riguardo.

Quello che è certo è che anche questa tipologia di investimento va dichiarata in sede di dichiarazione dei redditi.

Anche se non si ha venduto o non si ha fatto alcun profitto, ma solo per una questione di monitoraggio fiscale.

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Tassazione investimenti esteri

I dividendi di provenienza estera che non riguardano i titoli di stato, (al netto dei paradisi fiscali) sono assoggettati al’aliquota del 26%.

Esattamente come avviene per i dividendi e il capital gain azioni e obbligazioni societarie italiane.

Tuttavia tutti questi proventi pagano la doppia imposizione:

  • quella dello Stato di provenienza dell’azienda del quale possediamo l’azione e quindi riceviamo i relativi dividendi, cedole o guadagni in generale.
  • e l’aliquota italiana, come specificato sopra, del 26%.

Quest’ultima non su tutto il capital gain ma sulla base imponibile al netto della cosiddetta “tassazione di frontiera”.

Vuoi risparmiare sulle tasse dei tuoi investimenti? Richiedi il supporto di un professionista e scopri come migliorare la tua situazione.

Cosa fare per evitare la doppia tassazione su investimenti esteri?

Per alleviare il peso della doppia tassazione, l’Italia ha stipulato con numerosi Paesi esteri Convenzioni Internazionali contro le doppie imposizioni.

Questo allo scopo di ridurre la tassazione estera e fissare un limite massimo all’imposta nel paese da cui provengono i dividendi erogati.

Questa aliquota convenzionale massima è generalmente pari al 15%.

I trattati prevedono, prima che le autorità fiscali applichino le normali aliquote e che il contribuente italiano versi le imposte non tenendo conto dei limiti dei trattati.

E solo in un secondo momento potrai richiedere un rimborso della parte di imposta versata in eccedenza.

La procedura, nei fatti complessa, per recuperare le eccedenze rispetto alla Convenzione, riguardanti la tassazione applicata alla fonte dallo Stato estero è la seguente

  • È necessario presentare domanda all’amministrazione finanziaria estera competente, su moduli appositamente predisposti.
  • Devi allegare la certificazione di residenza fiscale rilasciata dall’Agenzia delle Entrate italiana e la contabile della propria banca in cui si evidenzia la ritenuta alla fonte applicata all’estero.
  • È necessario poi attestare l’applicazione di imposte in misura eccedente rispetto a quanto previsto dalle convenzioni contro le doppie imposizioni.

Una procedura di certo non immediata, considerando che la devi ripetere potenzialmente per ogni dividendo.

Nei fatti, vale la pena avviare l’iter di recupero solo se l’importo recuperabile è significativo, per poche centinaia di euro, a mio parere, non ne vale la pena.

A sé stante il caso degli Stati Uniti dove la tassazione normalmente applicata dal fisco americano a investitori italiani sarebbe del 30%.

A fronte di questo però, basterà compilare e inviare il modulo W-8BEN per l’applicazione della tassazione del 15% anziché del 30%.

Ecco perché, nei fatti, sui dividendi americani sarai tassato prima solo al 15% e poi, sulla parte restante, al 26% dallo Stato italiano.

Compensazione minusvalenze

La compensazione delle minusvalenze è un’agevolazione fiscale che riguarda tutti quegli investimenti che dove hai venduto in perdita.

In generale si possono recuperare tramite la compravendita di strumenti che si considerano “redditi diversi”, come a titolo d’esempio, azioni singole.

Dal guadagno che si genera da questi investimenti in redditi diversi, le minusvalenze piano piano possono essere compensate.

Facciamo un esempio concreto: ho un fondo in portafoglio che vendo in perdita.

Questa perdita mi genera 1000 euro di minusvalenze all’interno del mio zainetto fiscale.

Per recuperare quelle minusvalenze e quindi non generare una perdita, ho a disposizione quattro anni di tempo a partire dal momento del disinvestimento per comprare un’azione singola o un altro strumento che rientra nella categoria dei “redditi diversi”.

Nel momento in cui, anche in più volte, vendo in guadagno uno di questi strumenti, su quel guadagno non vado a pagare il 26% di tasse.

Ma invece mi permette di portare in compensazione minusvalenze, fino al momento in cui non scadono i 4 anni di tempo.

In quel momento, se non sarò riuscito a recuperare quelle minusvalenze e quindi a portarle in compensazione, maturerò una perdita in conto capitale. Ma solo in quel caso.

Tassazione minusvalenze: fatti aiutare!

Per sapere come poter recuperare al meglio le tue minusvalenze attraverso la compensazione, consiglio una consulenza finanziaria online.

Un luogo dove uno dei nostri consulenti finanziari indipendenti, ti aiuterà a capire qual è la migliore strategia da adottare e quali sono anche i rischi, che comunque ci sono, nel compensare le minusvalenze.

Vi consiglio anche in questo caso di farvi aiutare da un professionista del settore perché a fare da soli si rischia di generare ancora più minusvalenze piuttosto che compensarle e non mi sembra il caso.

Detto questo io ho finito con la carrellata di casistiche di tassazione degli strumenti finanziari.

Per quanto mi riguarda mi sembra un ambito molto complesso, dove doversi per forza affidare ad un esperto di settore.

Ma spero con questo articolo di aver reso un po’ più chiaro l’immenso mondo della tassazione degli investimenti in Italia!

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