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Il tasso d’interesse: cos’è, come funziona, come si calcola e cosa lo influenza

Oggi andremo a vedere cos’è il tasso di interesse.

Chi presta del denaro si aspetta in cambio una remunerazione per il fatto di rinunciare ad utilizzarlo.

L’interesse è il corrispettivo che ottieni prestando del denaro per un certo periodo di tempo.

Questa remunerazione, che di solito è positiva, è calcolata come una percentuale, detta appunto tasso di interesse, del denaro prestato o depositato.

Ad esempio, noi chiediamo alla banca di fornirci un certo quantitativo di denaro in prestito

Questa, se ritiene che noi siamo capaci di saldare il conto e ritiene che la nostra capacità finanziaria sia adeguata al credito che vogliamo chiedere, può decidere di accettare l’accordo.

Accettando l’accordo si sarà creato oltre al credito un debito. Quest’ultimo dovrà poi essere ripagato da noi con un interesse.

Una delle principali fonti di guadagno di una banca è proprio l’interesse.

Il tasso di interesse legato al prestito di denaro

Le banche private ricevono i soldi dalla banca centrale, ogni paese infatti ha una banca centrale.

Questa si occupa di gestire tutto l’andamento economico del suo paese.

La banca per ricevere soldi dalla banca centrale non fa altro che chiedere del credito e questa si indebita con la banca centrale.

Ogni mattina infatti le banche private, dette anche commerciali, si occupano di mettersi in contatto con la banca centrale di riferimento per richiedere una certa somma di denaro in modo molto simile a come noi chiediamo il prestito in banca.

Come noi anche la banca commerciale dovrà pagare un interesse alla banca centrale e questo interesse viene deciso da diversi esperti che analizzano il mercato giorno per giorno e decidono qual è il tasso di interesse adeguato per quella giornata.

Ogni giorno le banche commerciali chiedono un prestito alla banca centrale con un interesse ad esempio del 2%, questo prestito servirà alle banche commerciali per dare a loro volta dei prestiti ai privati ad esempio con un interesse del 2,5%.

Ogni qual volta si prestano dei soldi si genera un debito e questo dovrà essere ripagato con un tasso d’interesse appunto.

 Il credito quindi è una delle principali risorse che la banca centrale possiede per riuscire a bilanciare la quantità di denaro in circolazione.

Infatti se si vuole aumentare il denaro in circolazione la banca centrale diminuirà il tasso d’interesse per le banche commerciali, diminuendo di conseguenza anche i tassi di interesse per i clienti finali.

In questo modo il cliente finale (privato o azienda) sarà più invogliato a richiedere credito e quindi ad indebitarsi aumentando così i soldi in circolazione.

Se invece la banca centrale volesse ridurre l’afflusso di denaro le basterà aumentare il tasso d’interesse, in questo modo il cliente finale sarà meno invogliato a chiedere credito e quindi ad indebitarsi.

 

Il tasso di interesse e le tipologie di capitalizzazione

Il tasso di interesse si definisce sempre rispetto ad un determinato periodo di tempo che di solito è l’anno. Si parla in questo caso di tasso di interesse annuo.

Il tasso di interesse è una componente fondamentale nel calcolo del montante di un prestito o di un investimento.

Il montante dopo t anni sarà pari al capitale iniziale C moltiplicato per 1+i elevato a t, qualunque sia il tasso di interesse i.

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Il tempo t da usare nella formula deve essere espresso in anni.

Questa formula viene chiamata legge di capitalizzazione composta.

 Per periodi inferiori all’anno il calcolo degli interessi può essere effettuato anche con la legge di capitalizzazione semplice.

Nella legge di capitalizzazione semplice gli interessi maturati sono direttamente proporzionali al tempo e al capitale iniziale.

L’interesse è pari al capitale iniziale C per il tasso di interesse i per la frazione d’anno t considerata (ad esempio 6 mesi sono pari a 0,5 anni e 3 mesi sono pari a 0,25 anni).

 In sintesi il montante al tempo t sarà:

 M = C + C*i*t = C*(1+i*t)

 Per periodi più lunghi ci sono due possibilità: la capitalizzazione composta, oppure la cosiddetta capitalizzazione mista. Quest’ultima consiste nell’applicare il regime della capitalizzazione semplice per le frazioni d’anno e quello della capitalizzazione composta per i multipli interi di anno.

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La capitalizzazione mista è la legge usata ad esempio nei conti corrente.

Facciamo un esempio:

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Definizione temporale del tasso di interesse

Il tasso di interesse è sempre definito per un determinato orizzonte temporale. Per comparare offerte con tassi diversi su orizzonti temporali diversi bisogna confrontarle su un medesimo orizzonte temporale (ad esempio l’anno).

Questo si può fare sempre con la formula della legge di capitalizzazione composta:

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 Quindi se l’orizzonte temporale è l’anno allora il valore è t=1 ma se l’orizzonte temporale è il semestre allora il t deve essere espresso in semestri presenti in un anno quindi t=2. Se l’orizzonte temporale è il quadrimestre, allora il tempo t deve essere espresso in quadrimestri in un anno quindi t=3. Se l’orizzonte temporale è il trimestre allora il tempo t deve essere espresso in trimestri in un anno quindi t=4. E così via.

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Il tasso di interesse di mercato e i fattori che lo influenzano

I tassi di mercato sono dei tassi di interesse definiti per le diverse scadenze rispetto alle quali presti denaro.

 Solitamente la curva dei tassi è crescente perché al crescere delle scadenze presti denaro per più tempo, ti vincoli più a lungo e quindi vuoi essere remunerato di più.

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Ma non sempre è così.

Due sono i fattori che influenzano l’andamento delle curve dei tassi di interesse: le aspettative sui tassi di interesse in futuro e  il rischio di fallimento della controparte.

 Per quanto riguarda le aspettative sui tassi di interesse, ad esempio, immagina di voler prestare con scadenza a 4 anni.

Supponi di possedere un’informazione sull’andamento futuro dei tassi, ovvero che tra 2 anni i tassi di interesse di mercato vadano ad aumentare.

Con questa informazione è meglio investire oggi per 2 anni, disinvestire e poi investire nuovamente per altri 2 anni per approfittare delle migliori condizioni.

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E questo fa lievitare i tassi di interesse a 4 anni rispetto a quelli a 1 o 2 anni.

Nei fatti sai che tra 2 anni potrai investire a condizioni di tasso più elevate. Questo porta ad un aumento dei tassi di interesse più a lungo termine.

Questo è in breve l’effetto delle aspettative sui tassi.

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Se ti aspetti invece una diminuzione dei tassi potresti osservare un fenomeno assai raro, per cui il tasso di interesse annuale su scadenze lunghe è più basso di quello su scadenze a medio termine.

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Invece per quanto riguarda il rischio di fallimento, su un orizzonte temporale più lungo è più probabile che una società che emette obbligazioni fallisca.

Quindi si chiederà una remunerazione maggiore per questo rischio e questo fa sì che il tasso di interesse di mercato a 10 anni sia di norma superiore al tasso di interesse di mercato ad 1 anno.

La curva dei tassi di interesse dei titoli di stato

Non esiste un’unica curva dei tassi di mercato, essa dipende dalla rischiosità dello Stato che emette dei titoli, in quanto il loro rischio di fallimento varia.

Per ogni paese tipicamente abbiamo una curva dei tassi di interesse che riguarda l’investimento in titoli di Stato.

Possiamo poi fare riferimento alle curve dei tassi di un emittente a seconda del rating dell’emittente: tanto maggiore è il suo rischio di default, e quindi più basso il rating, tanto maggiore sarà il tasso di interesse che il mercato chiede per effettuare il prestito.

 Puoi conoscere il tasso di interesse di mercato per una determinata scadenza riferito ai principali stati consultando quella che si chiama la curva dei tassi di interesse di mercato.

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Ad esempio, come si vede i tassi a breve termine sono negativi e questo vuol dire che se presti denaro a breve termine non ricevi interessi, anzi dovrai pagare per prestare soldi.

 I tassi di interesse di mercato vengono determinati tipicamente dalla cosiddetta legge della domanda e dell’offerta.

Ad esempio, se il mercato è inondato di liquidità i tassi saranno bassi in quanto saranno in tanti ad offrire risorse.

In questo caso infatti chi vuole prendere a prestito denaro potrà spuntare una buona condizione di tasso.

È quello che sta succedendo con la Banca Centrale Europea che compra titoli di stato e per farlo stampa moneta che immette sul mercato. Il cosiddetto Quantitative Easing.

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Si può avere un impatto del Quantitative Easing sull’andamento dei tassi andando a considerare l’evoluzione nel tempo di uno dei tassi di mercato più importanti, il tasso Euribor.

Questo tasso ha scadenza a 3 o 6 mesi ed è utilizzato ad esempio nella definizione dei contratti di mutuo.

L’Euribor è il tasso a cui le banche si prestano fra loro risorse finanziarie a 3 o 6 mesi.

Da quando la Banca Centrale Europea ha iniziato a immettere grandi quantitativi di liquidità sul mercato questi due tassi di mercato si sono abbassati notevolmente, diventando persino negativi.

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