Perché è fondamentale iniziare presto a pensare alla propria pensione
La previdenza complementare si riferisce ad una forma di risparmio pensionistico che integra la previdenza sociale obbligatoria e che è gestita da enti privati.
In molti paesi, tra cui l’Italia, la previdenza complementare è considerata un’importante componente della pianificazione finanziaria per la pensione.
I vantaggi della previdenza complementare includono la possibilità di accumulare un risparmio pensionistico supplementare e di beneficiare di vantaggi fiscali.
Nonché di avere maggiori possibilità di scegliere come investire i propri risparmi e di poter scegliere di ricevere la pensione in forma di rendita o in forma di capitale.
I Tre Pilastri della Previdenza in Italia
In Italia, il sistema previdenziale è basato sui cosiddetti “tre pilastri” della previdenza:
- Primo pilastro: previdenza pubblica obbligatoria. Si tratta del sistema previdenziale di base, gestito dall’INPS, a cui tutti i lavoratori dipendenti e autonomi sono obbligati ad aderire. Il sistema prevede il versamento dei contributi previdenziali e assicura una pensione di base a coloro che hanno raggiunto l’età pensionabile e che hanno versato i contributi richiesti.
- Secondo pilastro: previdenza complementare aziendale. Si tratta di una forma di previdenza complementare gestita dalle aziende, che possono scegliere di offrire ai propri dipendenti un fondo pensione aziendale. I lavoratori possono aderire volontariamente a questo fondo, che integra la pensione pubblica obbligatoria.
- Terzo pilastro: previdenza complementare individuale. Si tratta di una forma di risparmio pensionistico volontario, che permette ai lavoratori di integrare la pensione pubblica obbligatoria e quella complementare aziendale. La previdenza complementare individuale può essere costituita da prodotti finanziari offerti dalle compagnie di assicurazione o da fondi pensione.
L’obiettivo dei tre pilastri è quello di garantire un sistema previdenziale sostenibile nel tempo, che permetta ai cittadini di avere una pensione adeguata al termine della vita lavorativa.
Tuttavia, il sistema previdenziale italiano ha subito diverse riforme negli ultimi anni, in quanto il crescente invecchiamento della popolazione e la diminuzione dei nati rischiano di mettere in difficoltà il finanziamento del sistema previdenziale stesso.
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Il primo pilastro della previdenza: la previdenza pubblica obbligatoria
La vignetta qui di seguito rende bene l’idea del cambiamento che c’è stato con riguardo alla previdenza pubblica in Italia negli ultimi 50 anni.
Uno schiaffo doloroso, se fino ad ora avessimo voltato le spalle al problema.
l primo pilastro della previdenza in Italia è il sistema previdenziale pubblico obbligatorio, gestito dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS).
Il funzionamento del primo pilastro previdenziale prevede che tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, compresi i lavoratori agricoli e domestici, debbano versare i contributi previdenziali obbligatori per tutta la durata della loro vita lavorativa.
I contributi previdenziali sono calcolati in base alla retribuzione del lavoratore e sono suddivisi in una parte a carico del lavoratore e una parte a carico del datore di lavoro.
I contributi previdenziali vengono versati all’INPS e servono a finanziare le prestazioni pensionistiche e assistenziali previste dalla legge.
La pensione del primo pilastro è calcolata in base al reddito contributivo maturato nel corso della vita lavorativa, ovvero alla somma dei contributi versati durante gli anni di attività lavorativa.
L’età pensionabile varia in base alla categoria di lavoro, ma generalmente è di 67 anni per gli uomini e per le donne.
In sintesi, il primo pilastro della previdenza in Italia garantisce ai lavoratori dipendenti e autonomi una pensione di base obbligatoria, che viene finanziata attraverso i contributi previdenziali versati durante la vita lavorativa.
L’ammontare della singola pensione varia a seconda della singola situazione.
Il secondo pilastro della previdenza: la previdenza complementare collettiva
Come funziona la previdenza complementare?
È questa la domanda che, prima di altre, dobbiamo porci. Perché è con essa che inizia la costruzione del nostro futuro.
La previdenza complementare, come già accennato, è quello strumento che ci aiuta ad abbattere il gap pensionistico.
Ma come?
Beh, per rispondere, iniziamo a vedere che cos’è il secondo pilastro, ossia la previdenza complementare collettiva.
In base ad accordi sindacali e scelte politiche, sono nati i fondi negoziali.
In questi fondi pensionistici è possibile versare contributi provenienti sia dal lavoratore che dal datore di lavoro ed anche il proprio TFR.
Si tratta di previdenza complementare perché va a “completare” ciò che la pensione pubblica non riesce a portare a termine.
Cioè un assegno pensionistico che ci consenta di mantenere il nostro tenore di vita anche una volta smesso di lavorare.
L’obiettivo è quindi quello di andare a crearci quel “gruzzoletto” che ci servirà in una fase della vita tanto bella quanto delicata, quella del “dopo lavoro”.
I fondi negoziali hanno delle particolarità che meritano di essere elencate:
- la possibilità di adesione qualora l’azienda abbia sottoscritto quel particolare CCNL che lo prevede;
- la contribuzione del datore di lavoro a fronte di un piccolo contributo volontario del lavoratore (oltre al versamento del TFR);
- l’esistenza di più comparti che possono essere scelti in base all’età e agli anni mancanti alla pensione (questa possibilità di scelta è presente anche nel terzo pilastro);
- i costi molto bassi.
Tutti possono aderire a qualsiasi tipo di fondo negoziale?
Purtroppo no (e questo è, di fatto l’unico difetto del secondo pilastro).
Per poter versare in un fondo ad adesione collettiva, dobbiamo rientrare in una determinata categoria di lavoratori contemplata dai vari CCNL
La domanda sorge spontanea: ma allora, se non rientriamo in una certa categoria, potremo usufruire solo del primo pilastro? Rischiamo quindi di subire i rischi del sistema previdenziale pubblico?
Fortunatamente no!
In questo caso, ci viene in aiuto la terza forma di previdenza complementare.
E se vuoi saperne di più di tutto questo leggi la nostra guida completa sulla previdenza!
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Il terzo pilastro della previdenza: la previdenza complementare individuale
Il terzo pilastro della previdenza in Italia è la previdenza complementare individuale.
Ovvero una forma di risparmio pensionistico volontario che permette ai lavoratori di integrare la pensione pubblica obbligatoria e quella complementare aziendale.
Il funzionamento del terzo pilastro prevede che i lavoratori decidano di destinare una parte del proprio reddito ad un piano di risparmio previdenziale.
Il funzionamento del terzo pilastro prevede che i lavoratori possano decidere autonomamente il tipo di piano di risparmio previdenziale a cui aderire, la modalità di versamento e il periodo di accumulo.
I contributi versati in un piano di previdenza complementare individuale sono deducibili dalle imposte sul reddito, fino ad un determinato limite stabilito ogni anno dalla legge.
Il piano di previdenza complementare individuale garantisce una rendita o un capitale al momento del pensionamento, in aggiunta alla pensione pubblica e complementare aziendale.
La prestazione pensionistica erogata dal terzo pilastro dipende dal tipo di piano di previdenza complementare individuale scelto, dalla durata dell’accumulo e dal rendimento degli investimenti.
In sintesi, il terzo pilastro della previdenza in Italia è una forma di risparmio pensionistico volontario, che permette ai lavoratori di integrare la pensione pubblica obbligatoria e quella complementare aziendale, offrendo loro una maggiore sicurezza economica in età pensionabile.
Fondo di previdenza complementare: perché e quando?
Dopo questa spiegazione generale sui tre pilastri della previdenza, abbiamo capito che la previdenza complementare, per quanto non obbligatoria, è davvero necessaria.
“Ma io sono giovane, ho tempo, ora mi servono i soldi per lo svago, ho l’auto da comprare, ho la casa da comprare, ho mille motivi per non pensare alla pensione. Anzi, vedrò mai la pensione? Devo lavorare ancora almeno 30/40 anni, perché dovrei privarmi di questi soldi ora, per pensare al mio futuro così lontano?”
Quanti di voi si sono posti queste domande? Oppure quanti magari non lo hanno fatto, semplicemente perché non hanno mai pensato al problema o non lo hanno reputato grave?
Dobbiamo pensarci subito, il prima possibile.
Se sei un lavoratore dipendente, il TFR non può comunque essere toccato, se non in determinati casi, ben specificati dalle normative.
Casi simile a quelli per i quali è prevista la possibilità di richiedere una anticipazione al fondo pensione.
Basta davvero poco, per fare moltissimo.
Nei fondi negoziali, ad esempio, il versamento aggiuntivo necessario per avere diritto al contributo del datore di lavoro è davvero poca cosa rispetto ai vantaggi che possiamo avere nel lungo periodo.
Mi viene in mente una pubblicità di qualche anno fa (anzi, ormai qualcosa di più di qualche anno): per pitturare una parete grande non ti serve un pennello grande, ma un GRANDE PENNELLO.
Questo pennello aveva l’idea, secondo la pubblicità, di fare miracoli, perché era fatto bene e dava effettivamente un aiuto al mestiere da svolgere.
Nel nostro caso tramutiamo il motto in “POCO SACRIFICIO, GRANDE VANTAGGIO”.
Con la differenza che in questo caso si parla del nostro futuro.
E non si tratta di pubblicità ingannevole perché il miracolo avverrà certamente: un piccolo sacrificio (la nostra contribuzione alla previdenza complementare) darà un vantaggio importantissimo e sicuro.
Basta pensare alla tassazione agevolata della prestazione pensionistica: l’aliquota massima è del 15%. Ben inferiore anche solo rispetto alla più bassa aliquota Irpef.
Se non abbiamo la possibilità del fondo negoziale, dovremo fare un piccolo sforzo in più, ma i vantaggi, tanto più se si parte da subito, sono giganteschi.
L’immagine qui in basso mostra la differenza tra il pensare di abbattere il gap pensionistico in tenera età e in gioventù, rispetto a farlo con l’avanzare degli anni.
Qui entra in gioco l’ottava meraviglia del mondo, cioè l’interesse composto.
“Il miglior momento per aderire ad un fondo pensione era vent’anni fa, ma il secondo momento migliore è adesso”.
Questa affermazione, unita all’immagine qui sopra, è la giusta motivazione che dovrebbe spingere chiunque a pensare alla propria pensione fin da giovane.
Non sei da solo! Chiedi l’aiuto gratuito di un consulente previdenziale indipendente e migliora subito la tua situazione.
Come scegliere il corretto fondo per la previdenza complementare?
sicuramente il primo passo per poter scegliere il miglior fondo previdenziale è quello di fare richiedere una consulenza previdenziale online della propria situazione.
Ci possono essere situazioni semplici da gestire, le quali con poche parole e alcuni accorgimenti sarà possibile risolvere.
Oppure ci possono essere delle situazioni più complesse, e allora sarà necessaria un’analisi previdenziale, una valutazione della condizione previdenziale personale e la individuazione di possibili soluzioni.
Anche perché, la scelta dello strumento giusto non sempre è immediata e facile.
Utilizzare un prodotto sbagliato comporta una rischiosità maggiore oppure minori entrate, dovute in particolare ai maggiori costi.
Inoltre, vanno fatte le giuste valutazioni relativamente alle deduzioni che prevede la previdenza complementare ed ai vantaggi della tassazione, che non sono per niente poca cosa.
Tutte le caratteristiche della previdenza complementare vanno gestite al meglio per trarre da essa i migliori vantaggi e raggiungere il nostro obiettivo
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