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Gestione Patrimoniale: La Guida Completa

Si sente sempre più spesso parlare di gestione patrimoniale ma in cosa consiste esattamente e qual è la distinzione con i fondi comuni?

Quando si dispone di un capitale esistono diversi modi per utilizzarlo.

Alcuni, ad esempio preferiscono provare a investire autonomamente sfruttando i numerosi strumenti digitali accessibili tramite smartphone.

Altri combinano diverse asset class e non manca chi punta sugli investimenti immobiliari, così da entrare in un fondo comune.

C’è persino chi ritiene che sia meglio custodire il denaro sotto il materasso, ma questa non è di certo una buona scelta, considerato il periodo di elevata inflazione che stiamo vivendo.

In caso di dubbi su come procedere è opportuno affidarsi a un professionista specializzato che possa provvedere al meglio alla gestione patrimoniale.

Guardando questo video sarà possibile capire quando arriva il momento giusto per iniziare a investire con il supporto di un esperto:

Gestione patrimoniale: aspetti generali

Prima di illustrare come pianificare gli obiettivi di investimento bisogna capire cos’è la gestione patrimoniale.

In linea generale può essere definita come una forma di investimento che prevede la presenza di un intermediario finanziario, ovvero un istituto di credito o una società di gestione del risparmio (SGR).

L’investitore, pertanto, affiderà il suo capitale all’intermediario affinché questi possa gestirlo.

Com’è facile intuire, il meccanismo alla base della gestione patrimoniale è abbastanza semplice: il cliente si affida alla banca oppure alla società di gestione del risparmio per stabilire quali sono gli obiettivi di investimento.

Sulla base di queste informazione, strettamente legate a diversi parametri, la banca o la SGR sono poste in condizione di proporre un piano di investimento che sia coerente con le aspettative dell’investitore, in maniera da generare un margine di guadagno entro una certa data.

L’intermediario, pertanto, dovrà per prima cosa studiare a fondo il profilo dell’investitore, ad esempio porgendo tutta una serie di domande e anche attraverso questionari dedicati. In secondo luogo, sarà necessario definisce accuratamente il portafoglio di investimento, che dovrà essere sempre coerente con il profilo, nonché con la soglia di rischio e con gli obiettivi di investimento del cliente.

A questo punto di passa a delineare la strategia più opportuna per poi arrivare alla fase di investimento vera e propria, nel corso della quale il cliente ha il grande vantaggio di confrontarsi con il proprio consulente per conoscere gli ultimi aggiornamenti sullo stato del portafoglio, al fine di modificare la strategia intrapresa e avere le risposte sulle evoluzioni dei mercati.

Le gestioni patrimoniali si possono quindi definire come dei contratti di investimento fra intermediari e investitori.

Quest’ultimi, infatti, affidano il loro patrimonio alla banca o alla SGR attraverso un mandato.

Ma qual è esattamente la finalità della gestione patrimoniale?

Sicuramente quella di ottenere una rivalutazione nel tempo del capitale.

Questa forma di investimento è inoltre particolarmente indicata per gli investitori alle prime armi e che non dispongono di conoscenze tecniche.

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Funzionamento delle gestioni patrimoniali

Alla luce di quanto spiegato il funzionamento della gestione patrimoniale non è poi così complesso come si possa pensare.

Il cliente, dopo avere sottoscritto un contratto il mandato di gestione, affiderà a società specializzate la gestione del proprio capitale.

Naturalmente il risparmiatore dovrà per prima cosa definire quali sono i suoi obiettivi e il profilo di rischio.

Dopo queste valutazioni preliminari la società di intermediazione scelta si occuperà di trasferire su un conto, intestato al cliente, il patrimonio.

Il colloquio iniziale fra l’intermediario e l’investitore si rivela determinante per fissare la soglia di rischio, che può essere più o meno elevata in base agli obiettivi che vogliono essere raggiunti dal cliente.

Bisogna poi far presente che nel corso del mandato la società di gestione del risparmio inoltra al cliente dei rendiconti periodici che mostrano la situazione e l’andamento della gestione.

Così facendo l’investitore potrà scegliere se proseguire o meno il mandato, cambiare strategia e obiettivi.

La società di gestione del risparmio inoltre provvede alla creazione del portafoglio di investimento.

Per quanto riguarda la durata, questa può essere indeterminata e il cliente può richiedere in qualsiasi momento il rimborso totale o parziale del suo capitale.

Lo scopo ultimo è quello di ottenere una rivalutazione nel tempo del capitale depositato. Esistono poi differenti intermediari finanziari, ovvero:

  • banche
  • società di intermediazione mobiliare
  • società di gestione del risparmio
  • assicurazioni

Visionando questa tabella sarà possibile avere un’idea più chiara sulla gestione patrimoniale che richiede necessariamente un’analisi minuziosa sul profilo dell’investitore.

 

Fonte: postfinance.ch/it

Differenza fra gestione patrimoniale e fondi di investimento

Tante persone che non hanno le idee chiare sulla gestione patrimoniale tendono a confoderla con i fondi di investimento.

In realtà i due strumenti sono differenti fra loro.

Nella gestione patrimoniale, infatti, viene instaurato un rapporto di stretta fiducia fra cliente e intermediario.

In buona sostanza l’approccio sarà non solo individuale, ma personalizzato, ovvero delineato in base alle specifiche esigenze.

Questo spiega come mai verrà aperto un conto dedicato e perché tutte le operazioni vengono eseguite in nome e per conto dell’investitore.

Diversamente, con i fondi comuni di investimento si entra a far parte di una comunità più ampia, in cui sono presenti altri investitori, ma senza la possibilità di delineare una propria strategia.

Il cliente, infatti, potrà solo optare per le forme di investimento che più si avvicinano ai propri obiettivi, ma non può dettare regole sulla destinazione del proprio capitale.

Guardando questa tabella sarà più semplice comprendere le distinzioni fra le gestioni patrimoniali con quelle che vengono proposte dai fondi di investimento.

Fonte: andreaminini.it

Gestione patrimoniale rendimenti

Conviene davvero sottoscrivere una gestione patrimoniale?

Sicuramente queste forme di investimento sono oggi molto diffuse e largamente utilizzate dagli italiani.

In linea generale è bene sapere che una gestione patrimoniale, può comportare un costo annuo del 3%.

Questo vuol dire che per ammortizzare le spese occorre generare un rendimento pari al 4% all’anno.

Tipologie di gestioni patrimoniali

Molti non sanno che le gestioni patrimoniali possono essere di due tipi.

Esistono infatti le mobiliari (GPM) e i fondi (GPF).

Le prime riguardano gli investimenti in azioni, obbligazioni o ETF, mentre le seconde in fondi a gestione attiva.

In buona sostanza nel caso della GPM il cliente potrà devolvere il capitale in titoli. Nella GPF, invece, il patrimonio si punterà sulle quote di fondi comuni e SICAV, strumenti gestiti dalle società di gestione del risparmio.

Quali sono i costi di una gestione patrimoniale?

Com’è facile intuire, la gestione patrimoniale comporta il pagamento di una commissione annua a cui si aggiungono ulteriori oneri, come ad esempio la commissione di intermediazione.

Le spese da sostenere in ogni caso sono variabili e dipendono dal mandato che viene sottoscritto.

Alcune volte si applicano commissioni di ingresso oppure per la gestione annua, nonché premi sui rendimenti e commissioni di uscita.

Vantaggi della gestione patrimoniale

Grazie alla gestione patrimoniale il risparmiatore potrà affidare i propri capitali a una banca, a una società di gestione oppure a una SIM autorizzata a prestare questo servizio.

L’intermediario si occuperà sempre di gestire il patrimonio tenuto conto del profilo di rischio del cliente.

Si tratta quindi di un vero e proprio mandato che viene accordato a un soggetto abilitato, il quale, per conto del cliente, effettuerà le scelte più opportune di investimento.

Bisogna in ogni caso comprendere bene in cosa consiste il mandato di gestione, che non vuol dire acquistare un prodotto specifico, ma delegare qualcun’altro a gestire il proprio denaro.

Il mandato potrebbe inoltre prevedere dei vincoli più o meno stringenti legati alle linee di investimento da rispettare in un determinato arco temporale, nonché alla propensione al rischio del cliente.

Nonostante gli aspetti che riguardano i costi, le gestioni patrimoniali possono offrire numerosi vantaggi ai sottoscrittori.

Per prima cosa, infatti, riescono a garantire la diversificazione del capitale, nonché un maggior monitoraggio del rischio.

Del resto la composizione rispetta sempre il profilo del rischio dell’investitore, così come ben delineato nel corso della compilazione del questionario.

A tutto ciò si aggiunge il trattamento fiscale in caso di minusvalenze favorevoli, aspetto che consente di operare una compensazione.

Ciascuna banca, società di intermediazione mobiliare o di gestione del risparmio dispone dei risk manager, attraverso i quali vagliare tutti i profili del rischio del portafoglio, nel complesso oppure in relazione alle singole componenti.

Ulteriore vantaggio è la quasi assenza del coinvolgimento emozionale del cliente.

Quest’ultimo, infatti, delega l’intermediario, per cui finisce con lo scaricare il peso della gestione a un soggetto accreditato, così da evitare criticità e problemi a causa di scarse conoscenze ed esperienze nel campo finanziario.

 

Gestione patrimoniale e rendiconto periodico

Vale quindi la pena investire con il fai da te?

Sicuramente no, considerati tutti gli aspetti positivi di una gestione patrimoniale che permette una ricca diversificazione e il pieno controllo del rischio, senza alcun coinvolgimento emotivo da parte del risparmiatore.

Occorre poi precisare che rispetto agli investimenti che vengono effettuati in modo autonomo, le gestioni patrimoniali non permettono di accedere online alla propria posizione personale ma questo non vuol dire assenza di informazioni per il cliente.

Ogni risparmiatore riceverà infatti un rendiconto con cadenza trimestrale in cui viene delineato il controvalore attuale del proprio portafoglio investimenti, nonché la relativa composizione e l’andamento del parametro (benchmark) di riferimento della gestione.

Alla fine del documento si trova la lista degli importi addebitati, cioè delle commissioni di gestione. Alla fine dell’anno inoltre il rendiconto riporta eventuali performance applicate dall’intermediario.

Conoscere ogni tre mesi come vanno i propri investimenti non permette solo di restare informati, ma anche di bloccare eventuali decisioni frettolose dell’investitore, cioè quelle dettate dall’emotività.

Ma perché il rendiconto viene inoltrato solo ogni tre mesi?

La gestione patrimoniale è un tipo di investimento che nella maggior parte dei casi viene selezionato per il medio e lungo termine. Questo spiega come mai la rendicontazione delle operazioni non avviene quotidianamente, come invece accade negli investimenti fai da te vissuti con una certa emotività.

In ogni caso è sempre possibile rivolgersi al proprio consulente per avere tutte le informazioni utili sul proprio portafoglio.

Come vengono tassate le gestioni patrimoniali

Abbiamo visto che la gestione patrimoniale consente agli investitori di affidare la gestione finanziaria del proprio patrimonio a un professionista, il quale si occuperà di assumere scelte coerenti con il profilo del rischio del cliente.

Uno dei vantaggi principali delle gestioni patrimoniali che spesso non viene considerato è relativo all’aspetto fiscale. In buona sostanza il calcolo delle imposte viene operato una volta l’anno, sulla base del risultato netto della gestione e solo quando il valore è positivo.

A titolo di esempio, si pensi a una gestione patrimoniale che ha generato per 12 mesi un rendimento del 4%: la tassazione sarà applicata solo su questa plusvalenza.

Diversamente, cioè in caso di minusvalenze, sarà possibile compensare con un credito d’imposta per i successivi anni.

Questo aspetto permette di comprendere chiaramente la distinzione con il regime fiscale che trova applicazione in caso di acquisto di singoli titoli.

In queste situazioni, infatti, la tassazione delle plusvalenze degli strumenti che fanno parte della gestione avviene all’atto della vendita, per cui non sarà possibile compensare le minusvalenze.

Il credito d’imposta inoltre può ridurre in modo significativo l’impatto fiscale sui rendimenti nel medio termine.

In questa tabella sono riassunti i vantaggi fiscali che offre la gestione patrimoniale.

Fonte: blog.moneyfarm.com/it/

Gestione patrimoniale in perdita

Le gestioni patrimoniali alcune volte comportano tutta una serie di pericoli per il cliente che le sottoscrive.

L’intermediario, che nella maggior parte dei casi viene identificato con una banca, può anche disporre di un’ampia libertà di investimento perché in definitiva opera in modo autonomo, dopo che il risparmiatore stabilisce quali percentuali investire e in cosa.

In altre parole il risparmiatore non ha molto controllo sull’andamento della gestione, anche se riceve con cadenza trimestrale il rendiconto sulle attività svolte. Tutto ciò può implicare elevati rischi che in certi casi si traducono in perdite.

Non bisogna poi dimenticare i costi e le commissioni che gli intermediari trattengono nel corso della gestione, che certe volte non vengono comunicate in maniera tempestiva e trasparente ai clienti. Si pensi, ad esempio:

  • alle elevate commissioni di gestione
  • alle commissioni che vengono corrisposte sugli stessi fondi in cui la gestione patrimoniale investe
  • ai costi fissi che incidono pesantemente sul rendimento

Molti non sanno che i contratti di gestione patrimoniale vengono regolamentati in maniera dettagliata dalla Consob, ovvero attraverso le norme contenute nella Direttiva Mifid.

Considerata la natura particolare del mandato queste leggi sono state messe a punto per garantire la piena tutela del risparmiatore.

Nel corso degli anni, tuttavia, non sempre le banche hanno rispettato la normativa di settore, che attribuisce agli investitori il diritto di chiedere il rimborso delle perdite in caso di nullità dei contratti, nonché il risarcimento dei danni per inadempimento dell’intermediario.

La gestione patrimoniale può generare perdite?

Quando ciò accade è da ricondurre specialmente a comportamenti scorretti ed illegittimi da parte delle banche intermediarie che ad esempio:

  • non si attengono, per ciascuna categoria di prodotto, ai limiti previsti dal mandato di gestione sottoscritto con il cliente
  • adoperano l’effetto leva superiore di quello consentito
  • investono in strumenti finanziari non contemplati dalla legge o dal mandato

Tante volte banche non informano adeguatamente i clienti sui rischi reali ed effettivi della gestione, così da indurli a sottoscrivere prodotti di investimento non adeguati alle specifiche esigenze.

Può infine capitare che il benchmark della gestione non sia in linea con i reali obiettivi del risparmiatore.

Soluzioni alle perdite delle gestioni patrimoniali

Cosa fare quando la propria gestione patrimoniale è in perdita?

Si possono sempre effettuare delle scelte ponderate per rimediare all’accaduto, basta essere ben informati sull’argomento.

Per prima cosa è fondamentale analizzare a fondo la situazione per capire se le perdite sono o meno da ricondurre a cause inevitabili, come ad esempio alle condizioni instabili del mercato.

Se dovessero, invece, dipendere da una gestione negligente o illegittima da parte della banca si possono prendere opportuni provvedimenti.

In buona sostanza occorre adoperarsi per proteggere attivamente i propri interessi finanziari.

Una volta raccolta tutta la documentazione sulla gestione patrimoniale, quali contratto, rendiconti periodici e comunicazioni con la banca, si può valutare l’opportunità di intraprendere un giudizio per ottenere il rimborso e/o il risarcimento dei danni subiti.

Come disinvestire una gestione patrimoniale

Ogni investimento ha una conclusione, perché dopo la sottoscrizione arriva il momento di disinvestire, magari dopo intervallo temporale fissato in partenza.

Bisogna in ogni caso capire quando conviene uscire definitivamente dall’investimento.

Tra l’inizio e la fine della gestione patrimoniale è comunque fondamentale monitorare l’andamento del rendimento, perché potrebbero rivelarsi necessari dei cambiamenti strategici.

Disinvestire prima del tempo è una delle possibilità a disposizione cliente, ma si tratta comunque di una facoltà da ponderare bene.

Disinvestire una gestione patrimoniale è possibile e si può valutare questa possibilità con il proprio consulente, indipendentemente dal fatto che gli strumenti venduti siano in attivo o in perdita.

Occorre ribadire che la gestione ha quasi sempre una durata indeterminata, quindi il cliente può richiedere in qualsiasi momento il rimborso totale o del suo capitale.

I tempi di rimborso sono inoltre abbastanza veloci, simili a quelli necessari per disinvestire i titoli in portafoglio.

In definitiva è possibile affermare che le gestioni patrimoniali rappresentano degli strumento importanti per tutti i risparmiatori, non solo quelli alle prime armi, ma anche i più navigati.

Si possono comunque presentare delle problematiche legate ai loro costi e all’esecuzione, per questo è fondamentale affidarsi a intermediari con una lunga esperienza alle spalle e in grado di comprendere a fondo quali sono le reali esigenze dei clienti.

Più nello specifico, in aggiunta alle commissioni a volte più elevate rispetto ai rendimenti, bisogna prestare massima attenzione alla trasparenza dell’investimento, tenuto conto delle scorrettezze commesse da molte banche.

In ogni caso delegare il peso dell’investimento su un consulente preparato può essere una buon sistema per tutti coloro che non sono in grado di gestirlo autonomamente.

Glossario

Gestione patrimoniale

Forma di investimento attraverso la quale il cliente, mediante la sottoscrizione di un mandato, delega la gestione del proprio patrimonio a società qualificata, nel rispetto dei limiti contrattuali.

Assetclass

Categoria di strumenti finanziari regolamentati dalle medesime norme.

Benchmark

Indice di riferimento che le società di investimento adoperano come termine di confronto per consentire al cliente di valutare il rendimento di un determinato investimento.

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