Tre ragioni per cui conviene investire in start up
Una start up è, per definizione, un’impresa nata da poco e con grandi potenzialità di sviluppo.
L’obiettivo principale di una start up è creare prodotti e servizi innovativi.
Un’ambizione molto grande, considerata la miriade di soluzioni presenti sul mercato.
Nonostante ciò, il progresso umano è in continua evoluzione.
Basti pensare ad alcune tecnologie solo qualche anno fa impensabili.
Questo articolo parla dei pro e dei contro di investire in start up.
In estrema sintesi i 3 motivi che spingono ad investire in start up sono:
- ottenere un profitto elevato (ricorda però che investimenti ad alto rendimento espongono ad un rischio altrettanto elevato);
- contribuire alla crescita dell’economia;
- usufruire di un’agevolazione fiscale.
Ma non è tutto oro quello che luccica.
Scoprilo, passo passo, nel prosieguo dell’articolo.
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Cos’è e cosa vuol dire investire in una startup?
Una start up è un’azienda:
- di recente costituzione,
- con un business ben definito,
- dall’alto potenziale per una forte e rapida crescita,
- che porta ad un’innovazione (di processo o di prodotto).
Quindi investire in una start up significa:
- individuare un’azienda con le caratteristiche appena citate,
- decidere quanti soldi dedicare a tale realtà imprenditoriale e
- diventarne soci, partecipando così ai suoi guadagni e alle sue perdite.
Come è facile intuire, se vuoi mettere il tuo focus su “investire in una start up guadagni, allora il tuo investimento potrà ricadere in queste situazioni:
- molto redditizio se le cose vanno per il verso giusto, ma
- molto rischioso (perdita dell’intero capitale investito) se la nuova impresa fallisce.
Come si investe in start up?
Esistono fondamentalmente tre modalità per investire in start up:
- il Venture Capital,
- il Business Angel,
- il Crowdfunding.
Queste hanno tutte e tre l’obiettivo di investire in start up innovative e si differenziano per:
- il tipo di investitori che possono accedervi,
- il grado di competenze degli stessi,
- il livello di approfondimento e controllo delle operazioni in gioco.
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Venture Capital
Nel caso del Venture Capital, società finanziarie o fondi di investimento specializzati forniscono i capitali per lo sviluppo di un progetto ad alto potenziale di crescita legato a investimenti start up innovative.
Si tratta di importanti investitori istituzionali che entrano nel capitale sociale delle start up.
Data la grandezza di tali attori, di solito, basta un unico fondo di Venture Capital (o al massimo 2 o 3) per soddisfare le esigenze di finanziamento della singola start up.
Ciò determina una grande influenza di tali investitori:
- sulle regole e condizioni dell’operazione di investimento e
- sulle scelte dell’azienda start up.
D’altro canto il carattere professionale di tali investitori fornisce alle start up un supporto manageriale e gestionale di alto livello.
Business Angel
I Business Angels sono persone fisiche o giuridiche che investono il proprio capitale in start up e progetti imprenditoriali, che reputano interessanti e dalle alte potenzialità di sviluppo.
È una delle forme di finanziamento per start up più gettonate, in particolare nelle loro prime fasi di vita.
Un Business Angel è spesso un imprenditore in grado di riconoscere la validità di un progetto e le prospettive di guadagno.
Di solito il Business Angel è parte di un gruppo di investitori guidato da un leader che negozia anche per conto degli altri partecipanti.
Crowdfunding
Letteralmente “finanziamento collettivo”.
Il crowdfunding è una modalità per investire in start up alla portata di tutti, anche di chi non investe a livello professionale e ha piccoli risparmi da dedicare.
I fondatori di start up innovative pubblicano il proprio progetto su piattaforme online di crowdfunding, lanciando una raccolta fondi collettiva.
Esistono due tipologie principali di crowdfunding:
- Reward Crowdfunding: l’investitore riceve un ritorno non monetario;
- Equity Crowdfunding: l’investitore riceve una piccola quota (proporzionale all’esborso fatto) di partecipazione al valore economico della start up.
L’equity crowdfunding è la forma più diffusa di investimento collettivo in start up.
Dà accesso alle azioni della nuova società ad un numero potenzialmente enorme di investitori.
Questi non investono necessariamente per lavoro e possono investire in start up anche solo piccole somme.
Uno dei problemi dell’equity crowdfunding, rispetto agli altri modi di investire in start up, è spesso la mancanza di una valutazione professionale della qualità dell’operazione e dell’equità delle condizioni.
Quali sono le fasi di crescita di una start up?
Nel ciclo di vita di una start up vengono individuate essenzialmente 6 fasi:
- Pre-seed – Lo startupper inizia a chiedere qualche soldo a persone / istituzioni vicine a lui, che credono nella sua idea di business.
- Seed – Inizia lo sviluppo dei prodotti/servizi, lo studio del mercato, si prepara un business plan. C’è interesse in un segmento di mercato? Ci saranno margini di profitto? C’è il sostegno di business angel e crowdfunding?
- Early stage – Si misura quanto il prodotto/servizio sia capace di soddisfare le esigenze di mercato. In caso positivo la start up comincia ad attirare l’interesse dei venture capitalist, ovvero gli investitori istituzionali focalizzati sulla potenzialità economica del progetto.
- Early growth – Le vendite aumentano, si amplia l’offerta e la start up prepara un business plan per la crescita sul lungo periodo (necessità di sempre maggiori risorse).
- Growth – Fase più matura dove la crescita è costante e sostenibile. Cominciano ad arrivare banche di investimento e altri investitori istituzionali di grande portata.
- Exit – Da start up si è arrivati ad un’azienda vera e propria e i fondatori hanno diverse opzioni: IPO (quotazione in borsa), essere acquisita da aziende più grandi, buyback (i fondatori riacquistano le quote dai finanziatori).
Quanto si guadagna ad investire in start up? (motivo n. 1)
La ragione principale di investire in start up, come per tutti gli investimenti ad alto rendimento / rischio, è quella di sperare di ottenere un profitto elevato.
Ma quanto è realmente possibile guadagnare investendo in start up?
La risposta è, come spesso accade in finanza, dipende.
Se capita di investire nella start up innovativa dalla crescita esponenziale il guadagno sarà molto consistente (anche di 20-30 volte il capitale investito).
Ma se ti imbatti in una start up dalle grandi potenzialità, che poi non si concretizzano, potresti perdere tutto.
Tra questi estremi ci sono una serie infinita di possibili risultati.
Tante e differenti sono le statistiche sulle probabilità di successo/fallimento di una start up.
Sarebbe dispendioso parlarne; più utile, invece, citare alcuni dei molti rischi specifici insiti in una start up:
- trattandosi di una singola azienda, il suo destino è influenzato, nel bene o nel male, da qualsiasi evento interno o esterno ad essa (tecnico, organizzativo, amministrativo, di management, …);
- trattandosi di un’azienda appena nata, è poco capitalizzata e quindi fragile rispetto ai competitors già presenti sul mercato;
- è situata in una particolare area geografica del mondo, con tutti i pro e i contro che ciò può comportare;
- si posiziona in un settore specifico, con tutti i pro e i contro, i periodi buoni e meno buoni che può attraversare tale settore.
Come si guadagna con le startup?
Abbiamo detto che investire in start up espone al rischio di perdere tutto il capitale allocato in tale investimento.
Ma, in caso la start up abbia successo, potresti ottenere rendimenti in doppia o tripla cifra.
Certo, non subito, ma nell’arco di diversi anni (almeno 5 direi).
Le due regole fondamentali della finanza vengono ancora una volta rispettate:
- gli investimenti ad alto rendimento hanno un rischio elevato;
- più alto è il rischio dell’investimento e più tempo è necessario aspettare per ottenere un rendimento.
Dopotutto il guadagno per l’investitore è legato al successo della start up.
Ci vuole del tempo affinché la start up abbia modo di dimostrare tutti i suoi numeri e possa crescere di fatturato ed utili.
Il guadagno di chi investe in start up si concretizza in diversi modi:
- con la cosiddetta exit: quando la start up viene acquistata da un grossa azienda interessata al suo business;
- con il riconoscimento ai soci/investitori di dividendi (derivanti dagli utili fatti), quando l’impresa ha un profitto consolidato e duraturo;
- con la vendita delle quote attraverso appositi intermediari autorizzati;
- con la quotazione in borsa (attraverso una IPO – Initial Public Offering) e la successiva vendita delle quote.
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Motivo n. 2 di investire in start up: contribuire alla crescita
Oltre a ragioni strettamente economiche, vi sono diverse motivazioni “etiche” negli investimenti in start up.
Infatti, per il loro carattere altamente innovativo, le aziende start up aiutano il progresso dell’economia e della qualità della vita umana.
Le ricadute positive che può portare l’investimento in start up si concretizzano in maggiore:
- ecosostenibilità,
- efficienza dei prodotti e dei processi,
- risparmio di risorse ed energia,
- equità sociale,
- progresso tecnico e tecnologico,
- qualità della vita,
- sicurezza,
- salute.
Queste sono solo alcune delle influenze che le start up hanno sull’economia, sull’ambiente e sulla vita umana in generale.
Ma l’elenco è potenzialmente infinito.
Inoltre, investire in start up di un determinato settore o di un determinato Paese / area geografica contribuisce al loro sviluppo e alla loro crescita economica.
Certo, investire in start up porta in molti casi ad un nulla di fatto, ma almeno avrai cercato di contribuire alla crescita dell’economia reale e del progresso umano.
Motivo n. 3 di investire in start up: agevolazioni fiscali
In Italia vi sono agevolazioni fiscali per chi investe in start up innovative italiane.
Ciò ha un duplice obiettivo:
- supportare la crescita di imprese innovative in Italia e
- proteggere coloro che investono capitale in un’operazione ad alto rischio come questa.
Gli sgravi fiscali stabiliti dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) sono:
- per le persone fisiche, detrazione dell’imposta lorda Irpef del 30% dell’investimento in start up fino ad 1 milione di euro (50% per i primi 100.000 € investiti);
- per le persone giuridiche deduzione dall’imponibile Ires del 30% dell’investimento fino a 1,8 milioni di euro.
Senza addentrarci nei tecnicismi va precisato che:
- la detrazione è valida solo se l’investimento viene mantenuto per almeno 3 anni;
- per ottenere la detrazione del 50% fino a 100.000 € investiti sono richieste condizioni particolari;
- la presentazione della domanda per ottenere gli incentivi fiscali va fatta tramite la piattaforma informatica predisposta dal MiSE;
- tali sgravi valgono sia per investimenti diretti che indiretti (es. equity crowdfunding) o altre società specializzate nell’investimento in start up innovative.
Sicuramente il vantaggio fiscale di investire in start up non è da sottovalutare.
Ma non dev’essere la motivazione primaria per intraprendere tale strada.
Infatti, a nulla servirebbe pagare meno tasse se si perdesse gran parte o l’intero capitale investito.
Come selezionare le start up su cui investire?
Per scegliere le start up su cui investire devi fare un’analisi preventiva.
Nel caso investissi in start up tramite crowdfunding, ciò è già stato fatto dalla piattaforma che ti permette di dedicare a tale investimento anche piccole somme.
Ti devi fidare della professionalità che sta dietro a tali analisi.
In caso, invece, investissi in start up direttamente, dovrai per forza valutare i seguenti aspetti:
- Team: un’azienda è composta da persone. Assicurati che abbiano le competenze adatte al caso.
- Valuation: è fondamentale conoscere il reale valore di una società.
- Prodotto o servizio: ciò che sta vendendo la start up è effettivamente attraente per il mercato?
- Metriche di validazione o fatturato: è già stato generato fatturato? Il potenziale dell’idea è promettente?
- Business Plan: da leggere ed interpretare attentamente.
- Mercato e competitors: quanto è ampio il mercato a cui si rivolge la start up? Ha dei concorrenti? Quanto sono forti?
- Pitch: si tratta della presentazione della start up al pubblico degli investitori.
I rischi degli investimenti in start up innovative
Come per tutti gli investimenti ad alto rendimento, anche per l’investimento in start up innovative veniamo attratti dalla possibilità, seppur remota, di ottenere grandi guadagni.
Devi però tener presente che se vuoi ottenere rendimenti elevati devi essere disposto a correre rischi altrettanto elevati.
Oltre ai rischi specifici, di cui ho già parlato (dovuti al fatto che una start up è pur sempre un’azienda), i più importanti da ricordare sono questi:
- L’investimento in start up è poco liquido. Fino alla quotazione in borsa, che potrebbe avvenire dopo diversi anni, sono rari i momenti in cui si può liquidare il proprio investimento.
- Nei pochi casi in cui la start up riesca a sopravvivere e a dare un profitto, non è facile capire il momento giusto in cui uscire dall’investimento per ottenere un guadagno.
- Le valutazioni errate fornite dalle start up. L’investitore spesso paga di più di quanto valga effettivamente la start up.
- Nessun bisogno di mercato. Il prodotto/servizio proposto dalla start up non interessa al mercato, non risolve in modo originale i problemi delle persone.
- Ran out of cash. Esaurimento dei fondi investiti nella start up. Dovrebbe esserci sempre un piano di gestione attenta delle risorse raccolte dal pubblico degli investitori.
- Trasporto Emotivo. Investire in start up solo perché innamorati dell’idea proposta, senza un’analisi oggettiva, potrebbe portare a grandi abbagli e a conseguenti insuccessi.
L’elenco potrebbe essere ancora lungo, ma direi che è sufficiente per capire quanto sia delicato e pieno di insidie l’investimento in start up innovative.
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